Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Il protagonista Alfredo Rossi incarna, con il suo nome, le sue maniere e soprattutto il suo comportamento, i più comuni vizi dell'italiano medio: con una scarsa cultura scolastica, che comunque non gli impedisce di farsi chiamare "Dottore", si autocompiace della folgorante carriera che ha fatto (è ormai direttore di un'importante compagnia americana), poco importa che abbia insidiato la moglie del suo principale per ottenerne i favori o che si sia ingraziato il management statunitense a forza di serate "goliardiche". Tutto questo non gli impedisce inoltre di essere un propugnatore dei valori della famiglia, nonchè della legalità (sebbene si trovi in svizzera per esportare capitali).
A causa di un contrattempo, il cospicuo deposito in banca non può avvenire e Alfredo, affascinato da una avvenente e giovane motociclista inizia una sorta di inseguimento a bordo della sua sfavillante Maserati Indy, che però si fermerà misteriosamente nei pressi di un ameno castello, abitato da un anziano Conte, nonchè Magistrato e che ospita oltre alla servitù (nella quale spicca un'avvenente cameriera) altri 3 amici: due magistrati ed un cancelliere
Affascinato dal poter far colpo sulla giovane cameriera, Alfredo accetta l'ospitalità del conte ed i suoi amici, che lo sottopongono ad un curioso, quanto inquietante gioco: un processo. Alfredo viene dunque processato, tra cibi e vini di gran pregio i suoi ospiti, suddividendosi i ruoli di avvocato difensore, pubblico ministero, giudice e cancelliere, lo interrogano, facendo emeregere la sua personalità votata ad una vita sostanzialmente criminale, al compromesso facile, al raggiungimento di uno sfrenato benessere (suo e dei suoi famigliari), alla truffa.
Alfredo non ha un momento di esitazione di fronte a queste accuse: per lui sono pregi, non può che congratularsi con se stesso per aver raggiunto ciò che ha raggiunto. Per questo la sua condanna sarà la morte. Ma si tratta solo di un gioco. E terminato il gioco, che si rivelerà una costosissima serata a sue spese, il destino è in agguato.
Meno politicizzato rispetto allo Scola che sarebbe emerso in quegli anni, questo film garantisce un fascino sensazionale nello sviluppo della (verbosa) cena in cui la situazione di alfredo appare sempre più compromessa, con l'inquietudine che il gioco si possa trasformare da un momento all'altro in realtà. Sordi è esuberante nell'interpretazione di questo italiano maneggione (che forse calza persin troppo bene al Sordi di sempre) ed accompagnato da quattro splendide cariatidi ammiccanti che lo analizzano, lo interrogano ma soprattuto, a sua insaputa, lo disprezzano. Alcuni dialoghi sono memorabili.
Il finale mi è ancora di difficile interpretazione: la cameriera/motociclista è una rappresentazione del fato o della morte? Alfredo viene quindi condannato perchè dalla serata non ha acquisito nulla?
Assolutamente da vedere.
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