Regia di Ettore Scola vedi scheda film
“La più bella serata della mia vita” è un film di Ettore Scola del 1972, con protagonista Alberto Sordi, nel ruolo dell’imprenditore Alfredo Rossi: traffichino e fedifrago: il classico “impunito”, come si dice nella capitale.
Le atmosfere oniriche, l’incantevole bellezza della Agren (nel ruolo di una avvenente cameriera) e l’interpretazione, l’ultima in carriera, del grande Michel Simon, sono i punti a favore di un film che, se guardato sotto l’ottica giusta, rappresenta un piccolo capolavoro di Scola, che, insieme al fedele Amidei, tramuta in sceneggiatura il racconto di Durrenmatt “La panne”. Proprio dalla “Panne”, dal guasto alla Maserati di Rossi, il personaggio interpretato da Sordi si trova in una vorticosa spirale di vicende incomprensibili, tutte giocate su una fitta serie di metafore basate sul “non-sense”. Il trittico di giudici che, per gioco, ma nemmeno poi tanto, processano Rossi sono, per metafora, mandatari del cielo; tre angeli anziani mandati giù per valutare l’operato di uno dei tanti furbi italiani (a chi poteva essere affidato il ruolo se non all’Albertone nazionale!?). Il danno e la beffa si mischiano vorticosamente nel finale: per una volta il “fesso e contento” della vicenda è proprio Rossi: va in bianco, dorme male, viene schernito, paga il salatissimo conto dell’albergo e se ne va, contento, incontro alla morte che arriva inevitabilmente, a seguito della condanna del trittico Simon – Dauphin – Brasseur. Innumerevoli livelli criptici d’esegesi fanno di questo film un prodotto profondo (ma non per questo indigesto), lasciando motivi di riflessione non moralistici. Sottotono il soundtrack del maestro Trovajoli, doppiaggio modesto.
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