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La più bella serata della mia vita

Regia di Ettore Scola vedi scheda film

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La recensione su La più bella serata della mia vita

di alfatocoferolo
8 stelle

Liberamente ispirato a La panne di F. Dürrenmatt, un vero gioiello di Ettore Scola dove tutto funziona alla perfezione: tensione, attori, musiche, atmosfere. Recuperatelo, non ve ne pentirete.

Ettore Scola realizza un piccolo capolavoro, lo fa ancor più se si considera che tale già era il libro da cui ha tratto questa pellicola, il bellissimo La panne di F. Dürrenmatt. Quando, nei titoli di testa, salta fuori come soggetto e sceneggiatura siano a firma di Scola (e di Sergio Amidei) vien subito da pensare che il regista stia usurpando qualcosa di non suo: è chiaro che il soggetto non sia suo. Presto sarà però evidente che la sua rielaborazione produce un prodotto del tutto originale, cosa a sé rispetto al racconto da cui è tratto. Sebbene infatti la panne dell'auto e il processo improvvisato nel castello siano alla base del racconto come del film, lo sviluppo è decisamente diverso, se non nella sostanza almeno nella forma. Avvalendosi di un linguaggio erudito, i magistrati sembrano schiacciare il povero commesso (interpretato da un bravo Sordi) in una morsa in cui la sua povertà di mezzi morali e cognitivi resiste agli attacchi giudiziari solo grazie all'innata verve dialettica dello stesso, maturata durante la sua scalata ambiziosa ai vertici dell'azienda per cui lavora. Resta però chiaro che a tirare i fili della storia non sia lui, fin dall'inizio. Il finale però si stacca decisamente dal romanzo di Dürrenmatt, in maniera originale e persino più riuscita. Il cerchio si chiude, passando per una fase onirica e surreale, e tutto assume un significato diverso e più ampio. La donna in moto apre e chiude la scena, diventando di colpo la vera protagonista di tutto.

 

Articolati e riusciti i dialoghi, straordinari tutti gli interpreti tra cui - è superfluo sottolinearlo - spicca la presenza della bellissima Janet Agren se non sul piano della recitazione almeno su quello estetico. Azzeccate le musiche del maestro Trovajoli. Una perla da recuperare, uno dei pochi casi in cui film e libro, pur partendo dalla stessa base, si sviluppano come capolavori completamente a sé.

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