Regia di Roman Polanski vedi scheda film
La motonave Odysseus, in rotta verso Istambul, è la location perfetta per le riprese del tredicesimo film di Roman Polanski.
Noleggiata al prezzo di favore di trecento milioni di lire per sei giorni, partenza da Venezia con rotta verso Istambul e Atene, in cerca delle acque agitate del Mar Egeo. E invece calma piatta, ventoe ondeggio vengono ricostruiti artificialmente sul ponte della nave con scivoli, barili e macchine del vento. Per raccontare la storia, tratta dall'0monimo romanzo "Lunes de fiel" di Pascal Bruckner, di una coppia di giovani inglesi, Nigel (Hugh Grant) e Fiona (Kristin Scott-Thomas) in viaggio tra Marsiglia e Istanbul, che incontra sulla nave i diabolici Mimi (Emmanuelle Seigner) e Oscar (Peter Coyote), scrittore americano, costretto a muoversi su una sedia a rotelle perchè paralizzato.
Storia che parte dalle confidenze di Oscar a Nigel sulla passione violenta e devastante tra lui e Mimi, un rapporto senza pudori e barriere, che finisce per turbare Nigel, torbidamente affascinato dalla donna, e che resta intrappolato nel gioco perverso di Oscar.
Chi ha letto "Lunes de fiel" troverà molte differenze tra la vicenda narrata da Pascal Bruckner e il film di Polanski.
Lo stesso regista ha ammesso che certe descrizioni possono andar bene in letteratura, ma non nel cinema. Dopo avere girato integralmente il film riferendosi alla sceneggiatura fedele al testo scritto, Polanski si autocensura, eliminando le scene più torbide, tra le quali una sulla coprofagia e un'altra di Mimi che fa pipì per eccitare Oscar. La scena viene tagliata da Polanski, e più semplicemente viene "raccontata".
In effetti, sempre rapportando il film al racconto originale, Polanski dimostra equilibrio e senso del gusto, e riesce a non appesantire le scene già di per se claustrofobiche e ossessive, girate nei corridoi stretti e male illuminati e in cabine anguste della nave, ricostruite in studio.
L'atmosfera "pesante" che si respira attorno alla vicenda che coinvolge sessualmente le due coppie, e che corre inesorabilmente verso una fine tragica, è resa magistralmente dal direttore della fotografia Tonino Delli Colli, vanto del nostro cinema e collaboratore di Sergio Leone e Federico Fellini.
Polanski ha voluto nella produzione altri due italiani, l'operatore steadycam Nicola Pecorini ("L'ultimo imperatore" , "I Doors") e l'esordiente Luca Vellani.
Frugando tra le pieghe di questo film tanto ossessivo quanto coinvolgente, perchè resta difficile per lo spettatore rimanere indifferente, si potrebbe trovare un ipotetico nesso tra la coppia "diabolica" Mimi e Oscar e la coppia "reale" Polanski - Seigner, ovvero Roman e Emmanuelle.
Polanski, che all'epoca del film aveva cinquantanove anni, sembra compiacersi di sottoporre a scene al limite del comune senso del pudore sua moglie Emmanuelle, allora venticinquenne.
La Seigner, concluse le riprese, affermò che non avrebbe più accettato di interpretare un simile personaggio, perchè Mimi le era costata
troppa violenza emotiva.
"Lunes de fiel" è stato ribattezzato "L'ultimo tango degli anni '90", ma credo di poter sollevare dubbi su questo raffronto.
"Ultimo tango a Parigi", rispetto al film di Polanski, risulta un film senza scene di violenza sessuale, se si esclude la "scena madre" che gli era costato il rogo. Ed è e rimane una dolorosa storia d'amore, quasi un capolavoro di Bertolucci.
"Lunes de fiel" ha invece limiti ben marcati, troppi riferimenti alle pagine sadiane del romanzo da cui proviene ne fanno un prodotto non per tutti, ma per chi riesce a mischiare il vero amore con la violenza sessuale portata ai massimi livelli.
E non contribuisce a elevare la qualità del film la scena in cui (Oscar) Peter Coyote si esibisce nudo con una maschera di maiale e la frusta in mano.
Coraggio, esibizionismo, crudeltà sessuale, voyerismo da parte degli attori e del regista?
Ai posteri...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta