Regia di David Fincher vedi scheda film
Credo che l’inizio di tutto sia stato L’abominevole dottor Phibes, un film del 1971 in cui Vincent Price uccide i responsabili della morte della moglie ispirandosi alle piaghe d’Egitto. L’inizio, voglio dire, del filone del serial killer “tematico”, quello che non si limita ad ammazzare la gente ma lo fa seguendo un preciso tema conduttore: un filone subito arricchito da Oscar insanguinato (1973, sempre con Price: un attore teatrale fa fuori i critici che lo hanno stroncato, riproducendo le più efferate modalità di omicidio presenti nelle tragedie shakespeariane) e poi proseguito da una lunga serie di opere cinematografiche e letterarie, giù giù fino a Faletti. Di tale serie il film in questione è un decoroso rappresentante: ci si appassiona alle indagini, si tiene il fiato sospeso, si apprezza la solita interpretazione fintamente amorfa di Spacey. Insomma, è un onesto thriller che dà quello che ci si aspetta da un prodotto d’intrattenimento e nulla più: come l’altro sopravvalutato Il silenzio degli innocenti, non mi sembra che regga il peso di interpretazioni più sottili. Non posso certo parlare male di un film in cui la Paltrow finisce decapitata, ma non vedo neanche motivi per gridare al capolavoro: per me siamo sui livelli (discreti) de Il collezionista di ossa.
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