Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film
«Non siate DIABOLICI! Non rovinate l'interesse che i vostri amici potrebbero nutrire per questo film. Non raccontate loro quello che avete visto. Grazie per loro.»
Un'avviso di altri tempi, che i coglioni che godono nel rivelare tutto di un film o serie TV (vedere il caso patologico del finale di Avengers : Endgame), continueranno a fregarsene altamente, concependo la settima arte solo come prodotto usa e getta da consumarsi nel più breve tempo possibile per acchiappare più like e visualizzazioni possibili, per poi far cadere il tutto velocemente nel dimenticatoio alla velocità della luce, per fiondarsi su qualche altra puttanata dimenticabile, dove alla fine il cinema, inteso come arte, ne esce sempre perdente, quindi non sorprende come al giorno d'oggi i Diabolici (1954) sia dimenticato, pur essendo la quintessenza del giallo-noir, che sfrutta tutti i meccanismi del genere, che avrebbero fatto la felicità di Alfred Hitchock, ma a differenza di quest'ultimo, che pure era interessato all'opera, venne anticipato nell'acquisto dei diritti del libro dal regista Henri-Georges Clouzot, il quale modificò il movente del delitto ed altri passaggi narrativi (altrimenti sarebbe uscita solo un mera copia sbiadita della Fiamma del Peccato di Billy Wilder con oltre 10 anni di ritardo), per mettere al centro una storia di rivalsa femminile contro l'oppressione del maschio violento, ben in anticipo sulle tendenze moderne del movimento me too ed altra roba, senza però far pesare minimamente tale elemento, che invece risulta ben inserito ed amalgamato in tutta la vicenda.
Nato principalmente come veicolo per la moglie Vera Clouzot, il regista espande il ruolo della direttrice del college Christina in modo da rendere il personaggio alla pari della sua partner Nicole Horner (Simone Signoret), un'insegnante della scuola e amante di Michel (Paul Meurisse), marito di Christina, verso la quale si comporta in modo sempre più violento e prevaricatore anche in pubblico, non disegnando di infliggerle umiliazioni costanti davanti a tutti, approfittando del suo carattere ai limiti del remissivo della giovane moglie, la quale soffre di debolezze di salute anche per una malattia cardiaca. L'opposto di Christina è Nicole, tanto la prima è fragile quanto basta da non risultare stucchevole per suscitare l'empatia dello spettatore, tanto la seconda invece ha un carattere sicuro, forte e deciso, sottolineato anche dal look aggressivo datale da quei capelli corti di colore biondo fiammante e da quel portamento da femme fatale proprio di Simone Signoret, in contrasto netto con le due trecce more di Christine, che la fanno passare più per una bambina bisognosa di essere costantemente redarguita e guidata, che per una vera e propria donna.
Il piano omicida da attuare contro Michel, viene elaborato da Nicole, con la partecipazione tormentata quanto sofferta della sua partner, che in quanto conservatrice religiosa, ha molti scrupoli morali nell'eseguire il delitto nonostante da lungo tempo subisca le angherie del marito, il quale oramai gestisce come vuole il college, puntando solo al profitto fregandosene altamente del benessere degli studenti , verso i quali rifila solo una disciplina rigida e pasti scadenti nonostante siano nel pieno della fase della crescita.
L'intrigo è semplice; drogare il Michel, affogarlo nella vasca con l'aiuto di Nicole e poi trasportarlo fino al college, per buttare il cadavere nella piscina in modo da simulare una morte accidentale per ubriachezza; ma un tiro del destino vuole che il corpo non salga a galla e svuotata la vasca, con sommo stupore delle donne non c'è alcuna traccia del corpo dell'uomo, il che ingenera ulteriore stress in Christina, mettendone a repentaglio la fragilissima salute, che mano a mano si deteriora, spegnendosi in un'atmosfera di grigio pastoso sempre più tetra e lugubre, nella quale viene immersa dalla fotografia di Thirard dalle tinte fosche quasi da film dell'orrore gotico, dove il buio terrorizzanti nel quale è sprofondata la donna, viene squarciato dai tocchi di luce, la quale però non riscalda nè rassicura, ma al contrario risulta ancor più gelida e terrorizzante, conducendo ad un lungo calvario psico-fisico di Christina, che tocca il massimo della suspance negli ultimi 10 minuti; la risoluzione indubbiamente forse è a conti fatti un pochino deludente come sostiene Roger Ebert, ma ha fatto una scuola enorme, poichè grazie ad essa tanti film ed intere carriere di registi ancora oggi ci marciano sopra con esiti più o meno riusciti, a seconda dell'abilità nell'usare un ribaltamento di prospettiva vecchio oramai di quais 70 anni.
Di sicuro è da lodare il fatto che la vittima non venga ritratta sotto alcuna luce positiva, quello che le accade è assolutamente meritato, poichè si intuisce come la legge non avrebbe fatto nulla per punirlo ed un divorzio avrebbe solo privato del college a cui Christina tanto teneva, il che dona alla pellicola un tocco di rivalsa femminile contro una condizione degradante, le due donne pur nella loro enorme differenza caratteriale, sono entrambe succubi di un uomo il cui freddo fascino magnetico è impossibile sottrarsi, sancendo in modo differente una caduta rovinosa sia per Christina che per Nicole, la cui vicenda seppur risolti certamente molto più valorizzata rispetto ad un Hitchcock che si sarebbe esclusivamente innamorato del meccanismo, poichè da sempre poco interessato ad una qualsiasi analisi sociale, bisogna comunque segnalare una regia classica e di certo non ai livello di virtuosismo del cineasta inglese, che si sarà di certo ispirato per il suo Psycho (1960), ma la sua padronanza del mezzo è superiore di gran lunga rispetto a quella mostrata da Clouzot.
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