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I diabolici

Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film

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La recensione su I diabolici

di alan smithee
9 stelle

H-G. CLOUZOT

Negli anni ’50, in un collegio maschile privato gestito da una insegnante di agiati natali, sposata da otto anni con un maestro volgare e violento che l’ha scelta solo per la dote e la tradisce con l’unica altra insegnante donna della scuola, quest’ultima convince la direttrice, soverchiata ed esasperata dal comportamento del marito e per di più gravemente malata di cuore e impossibilitata a provare emozioni forti, ad eliminare il consorte, approfittando del periodo di chiusura della scuola per le imminenti festività.

Dopo mille riluttanze, un atteggiamento particolarmente sgradevole dell’uomo convince la moglie ad acconsentire all’ingegnoso progetto delittuoso della collega amica: condotto con l’inganno a casa della collega, ed addormentato con un sonnifero mischiato al vino, l’uomo viene fatto annegare nella vasca da bagno e poi riportato nella scuola in un cesto, per poi essere gettato nella piscina della villa.

Peccato che pochi giorni dopo il corpo risulta sparito, e le indagini della polizia inerenti la effettiva scomparsa dell’uomo, mettono sulle tracce di una incredibile verità un vecchio e scaltro poliziotto in pensione (Charles Vanel).

Nel suo film più famoso e riuscito (assieme a Vite vendute), H-G. Clouzot dirige uno dei capisaldi del thriller francese, teso e concitato, diabolico come il titolo che lo contraddistingue.

La risposta transalpina al thriller magistrale di scuola hithcockiana.

Magnifico il terzetto attoriale protagonista di un complotto incredibile: Simone Signoret, femme fatale infingarda, Paul Meurisse, odioso da suscitare ribrezzo, e Vera Clouzot, fragile e per questo meritevole di ogni attenuante, nella vita consorte sceneggiatrice del regista, impegnata da protagonista assoluta in una delle tre sue apparizioni da attrice, nel ruolo della moglie infartuata oggetto dello sfaccettato complotto, e curiosamente e cupamente destinata nella vita vera, solo pochi anni dopo, ad una fine non molto dissimile a quella del suo bel personaggio.

Ne I diabolici, la suspence diviene palpabile anche senza servirsi strumentalmente di un briciolo di colonna sonora a supporto, e la macchina del gran regista, dopo essersi quasi persa tra il folklore di una moltitudine di personaggi bonari o talvolta proprio buffi (tra questi un professore è interpretato da un giovane Michel Serrault) si piazza questa volta a ridosso della vittima designata, riuscendo a rendere epidermica la tensione in un finale da cardiopalma…. a cui segue una accorata, pertinente e pure ironica raccomandazione del regista, del seguente tenore: “Non siate DIABOLICI! Non vanificate l’interesse che il film potrebbe suscitare sui vostri amici. Non raccontate nulla di ciò che avete appena visto. Grazie per loro conto”. Fantastico, sin commovente!

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