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I diabolici

Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film

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La recensione su I diabolici

di munnyedwards
10 stelle

Non siate Diabolici!

Non distruggete l'interesse che i vostri amici potrebbero nutrire per questo film.

Non raccontate loro quello che avete visto.

Grazie da parte loro.

Raccontare il capolavoro Les Diaboliques di Henri Georges Clouzot  non è per niente impresa facile, come tutti i film di suspense che sviluppano un finale a sorpresa (di rara e probabilmente ancora ineguagliata bellezza) il rischio che si corre è quello di rivelare troppo, rovinando la visione a qualcuno.

Al termine del film una didascalia ci prega di portare in questo senso la massima attenzione e noi siamo felici di seguire il consiglio, consapevoli altresì che rovinare un opera di cotanto spessore sarebbe impresa assai ardua, forse impossibile.

 

 

Siamo alle porte di Parigi, in un collegio per ragazzi gestito da una coppia ormai ai ferri corti, lui (Paul Meurisse) è un viscido opportunista che tradisce ripetutamente la moglie dopo averla sposata per puro interesse, lei (Vera Clouzot), malata di cuore, non sembra in grado di opporsi alle sue continue angherie e si consola tra le braccia dell’amante del marito (Simone Signoret).

Un volgare e bastardo marito, una fragile e confusa moglie, un amante decisa e senza scrupoli in grado di prendere l’iniziativa, un piano perfetto organizzato nei minimi dettagli, la richiesta del divorzio, l’inevitabile incontro, il sonnifero, la vasca da bagno, il delitto.

La prima cosa che colpisce visionando il film di Clouzot è il clima profondamente ambiguo che lo contraddistingue, siamo nel ’54 e lo spettatore non può che rimanere sorpreso trovandosi di fronte a personaggi cosi moralmente atipici, decisamente fuori dagli schemi oltre che evidentemente anacronistici (per quei tempi).

Sono tre figure che mantengono ancora oggi intatto tutto il loro fascino, perché rappresentano al meglio tutte le debolezze e le meschinità della natura umana, tre personaggi che si completano a vicenda, vertici di un triangolo criminale perfetto che segna in modo indelebile l’immaginario dello spettatore, nonché la storia di un genere, il noir, che da sempre è fonte inesauribile di inquietudini e paure.

 

Véra Clouzot, Simone Signoret

I diabolici (1954): Véra Clouzot, Simone Signoret

 

Ma il film di Clouzot è molto di più, è l’apoteosi della suspense, una delle più limpide rappresentazioni di tecnica cinematografica applicata al genere, un meccanismo ad orologeria che ha l’unico scopo di coinvolgere il pubblico, tirando la corda fino al suo massimo punto di estensione, facendola poi vibrare all’infinito.

La struttura del film è ben definita, il punto di vista scelto per raccontare la storia è quello di Vera Clouzot (moglie del regista), dopo il delitto noi guardiamo con i suoi occhi, proviamo le sue sensazioni, c’è il rimorso per un atto estremo (che va contro i suoi principi religiosi), la paura dell’inspiegabile e dell’impossibile, il terrore infine dipinto sul suo volto, nella straordinaria sequenza finale.

I diabolici è un opera complessa che parte inizialmente come un thriller, ne sviluppa tutti i principi e le regole ma lentamente si trasforma in qualcosa di diverso, l’atmosfera si fa sempre più oscura e inquieta, quando arriviamo alla resa dei conti finale il film di Clouzot ha ormai completato la sua metamorfosi, si è trasformato in un vero e proprio horror dell'anima.

Inutile analizzare la perfezione di alcune sequenze, elogiare la messa in scena essenziale ma tremendamente efficace, l’esperienza deve essere vissuta in prima persona perché nessuna analisi (per quanto approfondita possa essere e la mia non lo è di certo) può rendere la grandezza di questo film.

Tratto da un romanzo di Pierre Boileau e Thomas Narcejac (gli stessi che ispirarono Hitchcock per Vertigo), vincitore del Premio Dullac nel 1954, rifatto in modo indegno dagli americani con protagoniste Sharon Stone e Isabelle Adjani.

Capolavoro indiscusso, tra i primi cinque noir più belli di sempre.
Voto: 9.5

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