Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film
Michel Delasalle, personaggio duro e dispotico, dirige un collegio per ragazzi, con la collaborazione della moglie Nicole e dell’amante Christina. Esasperate dalla rozzezza e dai maltrattamenti di Michel, le due donne ordiscono un piano per eliminarlo. Portano a termine il loro progetto, ma il cadavere dell’uomo scompare. Questo è solo l’inizio di un “noir” infarcito di colpi di scena e durante il quale la tensione non si abbassa mai. Georges-Henri Clouzot dirige questa perla del cinema francese anni ’50 senza sbagliare un colpo: sceneggiatura di ferro, attori perfetti, luci e atmosfere inquetanti, accurate e preziose scenografie. Simone Signoret interpreta il ruolo dell’amante-assassina con un’autorevolezza recitativa che sovrasta il personaggio della complice. Quest’ultima, interpretata da Vera Clouzot, moglie del regista, si trova a dover sudare sette camicie per mantenersi all’altezza della Signoret, ma ne esce a testa alta. Al contrario, Paul Meurisse sembra perfettamente a suo agio nel dar vita ad una figura odiosa quanto si vuole, ma indimenticabile nella sua lucida efferatezza, sempre affascinante, carismatico e persino elegante. Nella parte finale del film, emerge il personaggio interpretato da Charles Vanel, l’ispettore di polizia Fichet, insospettito dagli strani accadimenti e dai singolari comportamenti osservati nel collegio. E’ il “flic” tutto d’un pezzo, astuto e ironico, baffetti d’ordinanza e battuta fulminante sempre pronta. Non è la prima né l’ultima volta che la sua bravura sarà esaltata dal maestro Clouzot. Si pensi per esempio a “Vite vendute”, del 1953 e a “La Verità” del 1960. Tra gli interpreti di secondo piano, spicca e si fa già notare un attore destinato alle vette più alte del cinema europeo, Michel Serrault, sorvegliante del collegio, giovanissimo e qui alla sua seconda partecipazione in un lungometraggio. “Les diaboliques” è un film da vedere, rivedere e collezionare. Colpito dalla sceneggiatura, Alfred Hitchcock ne chiamò l’autore, Boileau-Narcejac, per la stesura di una delle sue migliori realizzazioni : « Vertigo » (La donna che visse due volte » (1958).
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