Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Il dirigente di una squadretta di provincia viene scaricato all’arrivo del nuovo presidente, marito di una sua ex fiamma. Cercherà di tornare al posto di comando. Pupi Avati aveva appena diretto il suo capolavoro, Regalo di Natale, e poteva permettersi di rischiare con qualcosa di inusuale e diverso. Ne è venuto fuori un film bello e sorprendente, perché in Italia non s’è mai fatto un bel film sul calcio, per di più sul calcio manageriale. Racconta il crepuscolo di un uomo che ha dedicato tutta la vita alla gestione di una squadretta di provincia sempre con un piede in Serie A e un altro in Serie B. È il ritratto di un uomo sconfitto e deluso, che ha offerto anima e corpo per salvare la propria squadra, anche affidandosi a loschi figuri. Trascurando, in nome del calcio, la famiglia, la figlia, che s’innamora del calciatore più sbandato. La sceneggiatura l’ha scritta il regista con due giornalisti sportivi tra i più popolari, Italo Cucci e Pasquale Plastino, e questo rende l’atmosfera della storia ancora più realistica. E poi c’è un cast eccellente, dove spiccano le figure molto avatiane dell’allenatore Luigi Diberti, l’attendente Nik Novecento, il maneggione Diego Abatantuono, il presidente Lino Capolicchio ed, ovviamente, Ugo Tognazzi crepuscolare ed immenso.
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