Regia di Mario Amendola vedi scheda film
Il barbiere napoletano Ciro, vessato da moglie e suocera, riceve l’inattesa notizia di un’eredità cospicua da un parente defunto nel lontano Irat. Corre quindi speranzoso in medioriente insieme al futuro genero Alfonsino, ma una volta sul posto scopre che la situazione locale è piuttosto ingarbugliata.
Caravan petrol è un successo di Renato Carosone, pubblicato nel 1958; questo film nasce su ispirazione del testo di tale brano, umoristico e deformante, ricco di stereotipi sulla realtà del medioriente. E in effetti il medioriente – l’Irat: né Iraq, né Iran – descritto dal copione di questo film (un parto a sei mani: Mario Amendola, Carlo Veo e Italo De Tuddo) è largamente barzellettistico, è il luogo immaginato dall’italiano medio e che quasi nulla ha a che fare con la realtà. La natura ironica, goliardica del lavoro permette dunque l’utilizzo di costumi e scenografie approssimativi, nonché di dialoghi in italiano con lazzi e occhiolini in napoletano per tutta la storia; ovviamente perfetto al centro di una simile situazione è Nino Taranto, che ha qui a disposizione Pietro De Vico come apprezzabile spalla. Fra gli altri interpreti si notano poi Raffaele Pisu, Carlo Taranto, Pupella Maggio, Carlo Campanini, Angela Luce e Lauretta Masiero. Tanto mestiere sfruttato alla meglio: ma sarebbe difficile chiedere di più a un prodottino così striminzito nel budget e nelle idee. Da rivalutare quantomeno le musiche: se quelle originali sono di Piero Umiliani, in un breve inserto del film compaiono anche Renato Carosone e i suoi musicisti per eseguire la canzone da cui la pellicola prende il titolo. 3/10.
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