Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Nei giorni del dilagare del contagio da Covid-19, questo "Safe" di Todd Haynes torna purtroppo attuale. La vicenda, infatti, è quella di una signora dell'alta borghesia californiana che scopre di avere una pericolosa allergia a tutta una serie di prodotti chimici che infestano l'ambiente, e che finirà in una comunità di recupero nel deserto in condizioni psichiche precarie. E' il secondo lungometraggio del regista, girato con mezzi ridotti ma dagli esiti quasi nulli al box-office; presentato al Sundance, all'epoca non fece molta impressione e fu recuperato soprattutto in seguito, sulla scorta di altri film del regista di maggiore esito commerciale. Si tratta di un'allegoria piuttosto cupa sugli effetti distruttivi dell'inquinamento (tema che torna con prepotenza nel recentissimo "Cattive acque", dunque tema realmente sentito dal regista, non solo di facciata come avevo erroneamente pensato vedendo l'altro film) e sul ripiegamento su se stesso dell'individuo di fronte al materialismo di una società avviata verso un rapido declino. E' un'opera che alcuni hanno avvicinato allo stile di Cronenberg, pessimista ma anche coraggiosa nella sua denuncia, dove il regista fa un uso molto efficace del campo lungo, deliberato e ricorrente, che rende le composizioni fredde e inquietanti ma viene assimilato perfettamente all'interno di uno stile autoriale che ha quasi sempre le idee chiare su come stimolare lo spettatore senza scadere nell'ovvio. E Julianne Moore, qui alla sua prima collaborazione con il regista con cui lavorerà spesso in futuro (il frutto migliore sarà senz'altro "Lontano dal paradiso"), è straordinaria nel restituire la nevrosi, la fragilità e l'ostinazione di questa Carol con una recitazione fortemente interiorizzata che anticipa tanti altri personaggi futuri, senza ombra di manierismo. La seconda parte ambientata nella comunità risulta complessivamente meno sorprendente rispetto alla prima, figurativamente più inventiva, ma il discorso che sta alla base della sceneggiatura si chiarisce e acquista ancor più senso. Film difficile, molto esigente, che ripaga se ci si abbandona alla visione del regista e ci si fida del suo talento visivo, ma sicuramente non per tutti i gusti; avendo visto a questo punto quasi tutti i film di Haynes, credo che vada a posizionarsi dietro "Lontano dal paradiso" e a pari merito con "Carol" fra i suoi prodotti migliori.
voto 8/10
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