Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Con un canovaccio risaputo, Verdone torna nuovamente sui suoi passi: i tre fratelli di Al lupo al lupo non sono altro che un'ampliata rilettura del rapporto apparentemente inconciliabile fra Verdone e la Muti in Io e mia sorella (1987); allo stesso modo, la cornice esistenziale è la medesima proposta nei Compagni di scuola del 1988: anche qui ci sono tutti i presupposti per il ritratto di una generazione, ma anche qui le pecche non sono poche. Innanzitutto il suddetto canovaccio risaputo, sì: l'unione forzata di persone differenti che imparano con il tempo e con le esperienze comuni ad accettarsi, se non addirittura a volersi bene, non è stratagemma che goda certo di grande originalità; la sceneggiatura firmata dal tandem Benvenuti/De Bernardi con Gianfilippo Ascione e lo stesso Verdone non va inoltre molto per il sottile, come è d'altronde nello stile del regista, sia a livello formale che nei contenuti. Perchè si può sostenere tutto, ma non che i personaggi di Al lupo al lupo siano veri (sono piuttosto 'tipi', con le generalizzazioni che ne conseguono), che le situazioni che vivono non siano (spessissimo) telefonate e che il meccanismo di base della trama non sia scoperto fin dall'inizio. Unico lampo interessante, la sequenza di chiusura; per il resto si tratta comunque di una commedia godibile, di discreto ritmo e ben recitata dai tre protagonisti, anche se, purtroppo, attorno a loro c'è uno stuolo di comprimari mal diretti in fase di recitazione (non è una novità neppure questa, per Verdone) e con personaggi scritti frettolosamente. Musiche dozzinali di Manuel De Sica. 4,5/10.
Un pianista di successo riceve la notizia che l'anziano padre è scomparso. Immediatamente contatta suo fratello e sua sorella per mettersi sulle tracce del genitore; i tre fratelli sono però quanto di più distante l'uno dall'altro si possa immaginare. La forzata unione li costringerà a conoscersi meglio.
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