Regia di Christopher Monger vedi scheda film
Una commedia inglese ispirata da una storia realmente accaduta, narrata con piglio semplice, garbato ed asciutto, con il tipico elegante humor inglese, che allieta lo spirito e induce a solidarizzare coi gallesi protagonisti della storia. In un villaggio gallese nel 1917 arrivano due cartografi per misurare il rilievo più alto della località, che per i gallesi del luogo è una montagna, non si discute in proposito, è una questione di fierezza ed identità culturale. Ma per la burocrazia una montagna deve superare i 1000 piedi (circa 300 metri) e la loro manca il minimo per 20 piedi. Tutta la comunità del villaggio, su istigazione iniziale del parroco, ed in paradossale antitesi, del suo peggior avversario e sciupafemmine del villaggio, il locandiere soprannominato Il Montone, decidono che l’unica soluzione praticabile sia elevarne l’altezza con un intervento artificiale, riportando terra asportata dalla valle. E così inizia l’immane fatica, interrotta dalla pioggia, ma ripresa e finita la domenica successiva su incitazione del parroco ottuagenario che per lo sforzo ci rimane secco e viene seppellito in cima ad essa, trasformandola in un tumulo funerario come quelli antichi di cui è cosparsa la campagna inglese. Belle le ambientazioni, i personaggi sono delineati con accuratezza ed intelligente ironia, come la caratterizzazione dei gallesi, suggestive alcune scenografie della comunità gallese, coesa nell’impresa, ecc.. Peccato per alcuni inserti (che saranno anche realmente avvenuti, come il fidanzamento tra uno dei cartografi ed una bella ragazza del luogo) che sono realizzati maldestramente, posticci, insulsi. Manca nel suo complesso di vivacità, soprattutto nei dialoghi, il ritmo è lento, quasi teatrale, gli eventi sono cadenzati a sketch, anch’essi troppo teatrali ed alcuni separati senza una reale e credibile connessione. Sono difetti percepibili ma che non impediscono la scorrevolezza della commedia, nei confronti della quale prevale nello spettatore una spiccata simpatia, credo per le motivazioni intrinseche all’opera, forse perché la storia è bella e ci si identifica e gli attori, tutti, si immedesimano verosimilmente nella parte. Merita una sufficienza piena.
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