Regia di Wayne Wang vedi scheda film
Film semplice (solo apparentemente) e antispettacolare, ma che con la sua fluidità si lascia vedere sempre con rinnovato piacere.
Il film è stato girato nel 1995 dal regista Wayne Wang ed è basato sul racconto “Auggie Wren’s Christmas story” dello scrittore Paul Benjamin Auster, recentemente scomparso, che ne ha curato anche la sceneggiatura insieme con il regista ed ha collaborato alla regia (non accreditato), dando così la sua impronta al film.
La storia si svolge a New York (come di consueto avviene negli scritti di Auster) ed ha come punto di riferimento la tabaccheria di Augie/Augustus Wren (Harvey Keitel) dove è cliente abituale e suo amico lo scrittore Paul Benjamin (William Hurt) il quale è salvato dall’essere investito dal giovane Rashid/Thomas Cole (Harold Perrinau jr) scappato di casa …
La ragion d’essere del film, più che nell’intreccio, sta nei riferimenti, nelle simmetrie di quanto narrato e i due elementi che determinano l’evolversi delle situazioni sono il caso, cioè eventi improvvisi non preordinati e non dipendenti dalla volontà dei protagonisti (la cui volatilità probabilmente ha ispirato il titolo), e il fluire del tempo, quale parametro del cambiamento, delle mutazioni. Tutti e tre i protagonisti hanno subito la perdita di una persona cara e tutti la reincontrano a causa di eventi fortuiti: Paul sfogliando le foto che Auggie scatta ogni giorno alla medesima ora dallo stesso punto, documentando così il fluire del tempo reso evidente dalle lievi variazioni fra una foto e l’altra, ritrova l’effige della moglie uccisa accidentalmente in una rapina; Rashid/Thomas apprende che il padre (Forrest Whitaker), che non vede da anni, è stato visto casualmente in una stazione di servizio; Auggie riceve un’inaspettata visita dalla ex compagna Ruby (Stockard Channing) da cui è da tempo separato. La perdita, la separazione, è simboleggiata dalle menomazioni fisiche: infatti, non solo la moglie di Paul è morta e lui ha perso l’ispirazione, ma anche il padre di Rashid/Thomas ha perso un braccio a causa di un incidente d’auto che ha anche provocato la morte della madre e lo ha indotto ad allontanarsi dal figlio e la ex compagna di Auggie, è ora priva di un occhio. La volatilità del caso, sebbene sembri impalpabile, ha però un peso importante nella vita, come raccontato nell’aneddoto di Sir Walter Raleigh che pesò il fumo
Un tema affrontato, che ha la sua importanza è il rapporto difficile o contrastato fra genitori e figli, equiparando a questo anche quello fra Rashid e Paul; da notare che gli attori che impersonano Rashid e il padre sono in realtà quasi coetanei e ciò richiama l’aneddoto, caro ad Auster che lo narra anche altrove, del figlio che ritrova il padre conservato in un ghiacciaio e che appare più giovane di lui.
Una coincidenza, che non credo casuale, è che i nomi dei protagonisti richiamano quelli di personaggi famosi: Auggie Wren rimanda a Christopher Wren, grande architetto e scienziato amico di Newton, che sovrintese alla ricostruzione di Londra andata in fumo nell’incendio del 1666; Paul Benjamin a Walter Benjamin, eminente filosofo del’900 che teorizzò fra l’altro la riproducibilità tecnica dell’opera d’arte; Rashid si richiama ad Harun al-Rashid, califfo (realmente esistito) che nelle Mille e Una Notte amava girare in incognito fra la gente comune.
Il presupposto che permette di combattere, se non di superare, i lati oscuri della vita è l’empatia e la solidarietà verso il prossimo, è reso esplicito dalla rievocazione che Auggie fa del modo con cui è entrato in possesso della sua prima macchina fotografica e dell’inizio della sua passione per la fotografia: una storia natalizia forse troppo appropriata alla ricorrenza per poter essere tutta vera, ma raccontata benissimo.
In sostanza si tratta di un ottimo film girato con scioltezza, molto ben recitato, in cui i dialoghi non sono banali e con una musica sempre appropriata e significativa, apprezzabile soprattutto nel finale.
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