Regia di Gregory La Cava vedi scheda film
Insieme a Vacanze Romane di William Wyler (1953), questo Palcoscenico di Gregory La Cava (1937) è un rarissimo e forse esemplare unico di commedia americana dell'epoca classica dal finale amaro, sintomo di una maturità per il genere che in virtù del lieto fine (caratteristica della commedia da sempre comunque), per lungo tempo sono sempre state poco considerate dalla critica, nonostante le vette d'eccellenz adi molte di esse. La Cava era un regista abbastanza abile nel ritrarre le differenze di classe della società americana dell'epoca della grande depressione, un ottimo risultato l'aveva dato l'anno precedente con L'Impareggiabile Godfrey (1936), con cui enunciò tutte le caratteristiche del suo cinema; impostazione teatrale della messa in scena, attori spremuti al massimo, dialoghi brillanti e differenze di classe, tutte componenti che ritroviamo in Palcoscenico l'anno successivo, ambientato per gran parte in una pensione per attrici, dove le ragazze sognano di sfondare nel mondo della recitazione alla costante ricerca della grande occasione della vita per potersi mettere in mostra. Sviluppato tramite un approccio corale, La Cava si focalizza su quattro di loro; la testarda ed intransigente Jean Maitland (Ginger Rogers), la depressa ma talentuosa Kay Hamilton (Andrea Leeds), la lasciva Linda (Gail Patrick) amante dell'impresario teatrale Powell (Adolphe Menjou) ed infine l'esuberante Terry Randall (Katherine Hepburn), una ragazza di ricca famiglia che nasconde le proprie origini per cercare di coronare il suo sogno di attrice (il cui ingresso nel film tutta imbabuccata è tutto un programma), nonostante un talento non proprio cristallino, andando contro la volontà dei propri genitori. L'elemento più sconcertante del film è una cosa tanto ovvia quanto ipocritamente celata, Harvey Weinstein è sempre esistito, quindi per poter sfondare nel mondo teatrale volente o nolente bisogna passare per la "raccomandazione" dell'impresario di turno, qui incarnato da Powell, il quale ha potere di vita e morte sulle ragazze, potendo cambiare o dare la svolta improvvisa alla loro carriera tramite il suo interessamento. E' una ruota della fortuna molto cinica, dove alla fine le attrici veramente talentuose come Kay Hamilton fanno la fame da oltre un anno nonostante le ottime recensioni, ma siccome alla fine non ha mai capito come funzioni la baracca, non è ferma al palo, mentre Jean con il suo carattere testardo e priva di compromessi verso tale mondo è costretta anche lei a dover spaccarsi la schiena e sgobbare per vedere riconosciuto il proprio talento.
In mezzo a questo marasma di ragazze in cerca d'identità, che campano alla giornata cercando di limare le proprie spese Terry che dovrebbe essere la più viziata ed ingenua, in realtà ha capito tutto del meccanismo alla base del sistema e cerca di aiutare le alte ragazze, finendo con il generare ulteriori incomprensioni, data la sua indole un pò troppo snob ed anti-conformista.
Ne esce un ritratto di paese amaro e disilluso, dove le luci della ribalta non sono così accessibili come si credeva e sopratutto non sono a disposizione delle persone capaci e talentuose come Kay, la quale altrimenti non starebbe da circa un anno ferma senza un lavoro date le critiche positive. Se lecchi il culo e fai lo stronzo, vedrai come farai carriera, d'altronde in questo modo Linda riesce a sopravvivere facendosi finanziare da Powell, il quale però la scaricherà allegramente per Jean, una volta vista quest'ultima ballare nel suo locale. Tra ironia e cinico disgusto, l'ascesa di Terry è la metafora i come si muove il mondo mondo, la ragazza si rivelerà anche un potenziale talento alla prova dei fatti, ma come ha ottenuto tale possibilità è un qualcosa di tremendamente ingiusto che porterà a conseguenze drammatiche. Ingenua, intelligente, calcolatrice, snob, furba e compassionevole verso le altre sue colleghe, dove finiscono certe qualità e quando iniziano le altre è molto difficile, perchè il personaggio costruito da Katherine Hepburn è multiforme e sfaccettato, grazie ad una delle 3-4 perfomance più intense di tutta la carriera dell'attrice e probabilmente tra le più incisive dell'intera storia del cinema. Dove c'è luce c'è oscurità, l'esclissarsi di un potenziale talento permetterà all'altro di ascendere alla ribalta del palcoscenico, ma indubbiamente nonostante le cose si concludano per il meglio, il percorso con cui si è giunti a tutto questo, non è stato facile nè privo di conseguenze. Una regia volutamente teatrale quella di La Cava, che non punta troppo sull'aspetto visivo ed indubbiamente ha delle sbandature retoriche e narrative nella parte finale del terzo atto, per cercare di dare una quadra non negativa alla vicenda per portarla su binari amari, ma alla fine con una speranza positiva, perchè Terry ha avuto la parte come l'ha ottenuta, ma non si scorda delle sue colelghe più sfortunate di lei ed ancora alla ricerca di una occasione, un atteggiamento modellato sulla personalità della sua interprete (sono note le visite, le lettere o le telefonate di conforto da parte della Hepburn verso le sue colleghe nei loro momenti di crisi). Modesto successo commerciale, con quattro nomination agli oscar come miglior film ,regia, sceneggiatura non originale ed attrice non protagonista (Andrea leeds), purtroppo senza alcun premio che avrebbe meritato nelle categorie recitative specialmente e da cui risulta tra l'altro assente Katherine Hepburn (e ci credo poi che alla fine Meryl Streep abbia il record di nomination agli oscar! Alle sue colleghe non le nominano quando meritano, mentre a lei quando quando fà anche una scorreggia ha la candidatura automatica, non è giusto!).
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