Regia di Gregory La Cava vedi scheda film
A distanza di tanti (tanti) anni, il film risente sicuramente in credibilità, sia per quanto riguarda l'ambientazione, sia per quanto riguarda la caratterizzazione per macchiette (il produttore porco, lo zotico arricchito, la svampita senza talento, la tardona illusa, ecc.), sia per quanto riguarda lo stile della recitazione nella Hollywood del bianco e nero, dove il passaggio dal muto al sonoro comportò un'ondata di verbosità con dialoghi talmente serratti e brillanti da mettere in difficoltà anche il più abile doppiatore. Fatti questi limiti, va ammesso però che questa pellicola, non un capolavoro per carità, si merita un posto tra le opere che da dentro mostrano la faccia meno scintillante del mondo dello spettacolo. Tante illusioni, solo raramente supportare da un reale talento, tantissimi avvoltoi e il potere che impone comunque il suo volere. Chi viva in prima persona le dinamiche dell'artista di professione si riconoscerà senza dubbio in alcune caratterizzazioni, nelle aspettative deluse, nei treni che non passano e in quelli con i posti già tutti occupati, nel telefono che non suona più, nel dilemma di sbarcare la giornata che è l'anticamera di ogni compromesso. Ciò detto, si apprezza lo sforzo, ricordando che, a mia memoria, in Italia ad esempio film del genere non se ne sono mai fatti, se si esclude qualche abbozzo satirico nella commedia all'iltaliana di, ormai, oltre mezzo secolo fa.
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