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Jade

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su Jade

di joseba
8 stelle

Aspirante procuratore della città di San Francisco, David Corelli coordina l'inchiesta sull'omicidio a sfondo erotico di un miliardario barbaramente ucciso a colpi d'ascia in casa sua. Nella cassaforte dell'uomo assassinato viene rinvenuto un rullino di fotografie che ritraggono il governatore a letto con una giovane donna: l'inchiesta condotta da Corelli diventa così un vero e proprio campo minato in cui all'aspetto criminale e ai risvolti erotici si aggiungono delicate complicazioni politiche. Il ritrovamento di una videocassetta semicarbonizzata nella casa al mare del miliardario (luogo degli incontri erotici) fa della psicologa Trina, moglie del temuto avvocato Matt Gavin e vecchia fiamma di Corelli, la principale indiziata. È lei la famigerata Jade che ha fatto vedere il paradiso a numerosi potenti grazie ad un'insaziabilità pari soltanto alla disponibilità sessuale? È lei l’assassina?



Facile intuire che cosa abbia attratto Friedkin della grossolana sceneggiatura a base di sangue, sesso e aromi politici di Joe Eszterhas: il tema del singolo alle prese con forze a lui superiori, la condizione dell’individuo messo di fronte a energie brutali e incontenibili che lo sconquassano fisicamente e psichicamente. Che queste siano entità a lui estranee come gli elementi naturali ne "Il salario della paura" (1977), possessioni infernali come ne "L'esorcista" (1973) o pulsioni inconsce come in "Cruising" (1980), il conflitto tra l'uomo civilizzato e le forze primordiali che questi si illude di aver addomesticato rappresenta a mio avviso il fulcro della poetica friedkiniana.



In "Jade" ogni personaggio è mosso da tendenze sotterranee che lo spingono ad agire contro il proprio ruolo sociale: esemplare la figura di Trina (Linda Fiorentino), psicologa di successo che nei suoi studi parla di persone che non sono in grado di controllare i loro impulsi quando di fatto è la prima ad essere vittima di quella che lei stessa definisce "cecità isterica". Ma anche suo marito Matt (Chazz Palminteri) è un personaggio che nasconde lati oscuramente inquietanti, così come il governatore (Richard Crenna) o l'aspirante procuratore Corelli (David Caruso), segretamente innamorato di Trina e combattuto tra l'ambizione professionale e il coinvolgimento sentimentale. Individui che, incalzati da spinte pulsionali, fuoriescono dai loro confini recando nei corpi e nelle menti i segni della lacerazione (lividi, cicatrici, spaesamento, collera).





Lungi dall'esaurirsi nella sola caratterizzazione dei personaggi, la poetica friedkiniana permea la rappresentazione del tessuto urbano: tempestata di chiese in cui si officiano funzioni riprese durante la transustanziazione (la conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo) o costellata di strade ostruite da cerimonie tradizionali (la processione di Chinatown), San Francisco diventa una città traboccante di luoghi sacri: spazi che materializzano le energie irrazionali che abitano la città, popolandola caoticamente.



Ma ciò che rende "Jade" un film splendidamente paradossale è soprattutto la glaciale levigatezza della messa in scena: assolutizzato da movimenti di steadycam di raggelante fluidità, lo sguardo di Friedkin pattina sulla sceneggiatura seguendo tracciati autonomi, spesso e volentieri dissociandosi dalle traiettorie narrative per affermarsi come sorda forza primigenia (si veda il pianosequenza iniziale, fastosa celebrazione di una visione fondativa e irrazionale al tempo stesso). Ad essere assottigliato come una lastra su cui scivolare liberamente non è solo lo schematico script di Eszterhas, ma anche il genere poliziesco e il cinema action tutto: il primo mortificato da un intrigo che si attorciglia su se stesso fino a configurare una vera e propria impasse (l'inchiesta non produce alcun esito e i colpevoli restano impuniti), il secondo imbalsamato attraverso la negazione della sua figura sovrana, l'inseguimento automobilistico.



Dopo aver esasperato il dinamismo della "car chase scene" in una prima sequenza, in cui le macchine rimbalzano sui saliscendi di Frisco come biglie impazzite, Friedkin annulla totalmente le potenzialità cinetiche dell'inseguimento in una "anti-chase scene" in cui gli autoveicoli, bloccati a un incrocio da un semaforo o costretti a procedere a passo d'uomo nella sfilata di Chinatown, si trasformano in corpi statici, ingombranti e pesanti (come mostra emblematicamente la fine della sequenza, con la macchina di Corelli che affonda nelle acque del porto).



Non è un caso infine che le fotografie siano le immagini più importanti del film: dal rullino rinvenuto nella cassaforte del miliardario alle foto erotiche che Matt dispone sulla specchiera di casa nell'epilogo, gli scatti, fotogrammi privati del movimento, danno il via all'inchiesta e la richiudono ermeticamente su se stessa, testimoniando sarcasticamente l'improduttività di un genere (il poliziesco) e di un cinema (l'action) nei confronti dei quali, quanto meno in "Jade", Friedkin prende visibilmente le distanze.

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