Regia di Theo Anghelopoulos vedi scheda film
A. (Keitel), alla maniera di Ulisse, va alla ricerca di una pellicola girata all'inizio del Novecento dai fratelli Manakias, reperto rarissimo che riprende la vita delle filatrici in una zona della Grecia. In un viaggio a metà strada tra l'onirico e il metafisico, A. gira per Grecia, Albania, Macedonia, Bulgaria e Romania, passando attraverso zone colpite dalla guerra, simboli della Storia, gente comune.
Lo si potrà anche amare, ma quando Angelopoulos non ti risparmia neppure un passo nella camminata di un suo personaggio, quando richiede a uno come Harvey Keitel una recitazione da sonnambulo, quando fa interpretare le tre donne chiave del racconto dalla stessa attrice e quando dilata tutto questo a quasi tre ore di durata, beh, concedetemelo: è insopportabile. Non rimane che guardare continuante l'orologio e sonnecchiare, magari alzando di tanto in tanto una palpebra per vedere scene bellissime come quella del trasporto della testa della statua di Lenin. O richiuderla per ascoltare le musiche impagabili di Eleni Karaindrou.
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