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Lo sguardo di Ulisse

Regia di Theo Anghelopoulos vedi scheda film

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La recensione su Lo sguardo di Ulisse

di Peppe Comune
8 stelle

A. (Harvey Keitel) è un regista greco che vive negli Stati Uniti. Nel suo paese danno la prima di un suo film, ma lui vi ritorna per un motivo che ritiene essere ben più importante : la ricerca di tre bobine di un negativo ("Le tessitrici") girato nel 1905 dai fratelli Maniakas, pionieri del cinema e testimoni di un mondo che sta irrimediabilmente andando perduto. La sua ostinata ricerca lo porta a girovagare lungo tutta la regione balcanica, tra l'Albania e la Macedonia, la Bulgaria e la Romania, fino a giungere nella martoriata Sarajevo dove si incontra con il vecchio cinetecario della città (Erland Josephson) che custudisce il prezioso reperto.

 

Lo sguardo di Ulisse | "Sì, Viaggiare"

"Lo sguardo di Ulisse" - Scena

 

Scritto insieme a Tonino Guerra e Petros Markartis, "Lo sguardo di Ulisse" (gran premio della giuria a Cannes) di Theo Anghelopoulos è una riflessione sull'incedere impetuoso della storia e un atto d'amore per il cinema inteso come arte capace di sottrarre l'opera dell'uomo dall'oblio del tempo che passa. Il viaggio di A. attraversa un territorio devastato dalla guerra e dalla miseria dove, un passato che evoca continuamente immagini epiche e un presente tragicamente sepolto sotto le macerie, si intrecciano per confluire in un unico flusso di memoria, che scorre lento come il fiume (tratto distintivo di tutto il cinema dell'autore greco) che rasenta sempre il suo viaggio. E' una sorta di zona franca il fiume, eternamente uguale a se stessa, l'unica possibile via per entrare indisturbato nel cuore malandato di un presente lacerato dalla perdita della ragione e vedervi scorrere ciò che resta dei miti infranti di un passato pregno di speranze. La sequenza del busto di Lenin adagiato su una chiatta che lentamente attraversa il fiume è di quelle che da sole possono bastare a salvare un film ed insieme al personaggio del vecchio cinetecario (parte che era di Gian Maria Volontè a cui il film è dedicato), emblema della necessità di conservare la memoria storica e di sottrarre dalla furia omicida della guerra fondamentali testimonianze di bellezza, rappresentano i punti nevralgici verso cui tende il viaggio di A., i segni distintivi di un percorso esistenziale che guarda al passato per cercare di ritrovare la via verso casa. Un cammino lungo la storia che assomma allo sguardo neutrale e indagatore dell'artista il cuore coinvolto e dolorante dell'uomo. Un cammino spesso avvolto nella nebbia : per negare allo sguardo il compimento della morte. "Lo sguardo di Ulisse" poggia su importanti assunti concettuali, un film affascinante direi, dove non mancano i momenti bui nelle tre ore di durata che sembrano interminabili ma in cui quelli belli sono più numerosi e particolarmente efficaci. Credo che sia una delle opere più riuscite di Theo Anghelopoulos, un autore che ha dimostrato un grande talento nell'attribuire un respiro letterario ai suoi film ma che spesso difetta nella capacità di snellire la materia trattata, di spogliarla di quella lentezza estenuante che quando non è sorretta da un'adeguata fluidità narrativa rischia di trasformarsi in mero esercizio di stile. Rimane comunque un autore importante e degno di considerazione, un cineasta estremo che soprattutto negli anni settanta ha fornito i suoi migliori contributi di novità alla settima arte.

 

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