La recensione su Léon

di champagne1

8 stelle

Leon è un sicario estremamente preciso e affidabile al soldo di un capo mafia di Little Italy. Sempre fedele alla regola di non farsi mai coinvolgere in situazioni extra-lavorative, un giorno però non resiste all'impulso di proteggere la piccola Mathilda, inseguita da malintenzionati,e la accoglie in casa. Da quel momento la sua vita cambia completamente ...

Luc Besson nel 1994 proveniva dal grande successo di Nikita (1990), sorprendente pellicola che lo aveva imposto all'attenzione mondiale per la sua capacità di raccontare storie al limite con un approccio visivo fortemente influenzato dallo stile dei videoclip.

Non era facile bissare il consenso, ma Besson realizza un'opera che da tutti è considerata il suo capolavoro.

Una storia che ripercorre gli archetipi del film d'azione, ma che si ricorda ancora più facilmente per la descrizione di quel rapporto cosi intenso fra due persone così particolari, come un'adolescente di 12 anni e un oscuro sicario della mafia: un rapporto che arriva ad evolvere in una autentica storia d’amore, per quanto platonica.

Argomento per il quale il Regista fu anche fortemente criticato e indusse la produzione ad autocensurare alcune scene di seduzione da parte della ragazza nei confronti di Leon.

Il film racconta di una umanità buia, con personaggi negativi (anti-eroi per eccellenza), dal sicario buono con le piante e implacabile con i “clienti”, alla ragazzina che piange per morte del fratellino, ma si dice felice di quella dei genitori, al detective disturbato e tossicomane che usa il distintivo a suo uso e consumo.

Il gusto europeo, non ancora americanizzato del tutto, del regista francese sta anche nel non voler opporre buoni e cattivi ma di saper cogliere scintille di vita in una comune sordida storia criminale.

Grandi interpretazioni di Jean Reno, Gary Oldman e soprattutto della "piccola" Natalie Portman, allora 14enne, che già manifestava le sue doti attoriali al massimo livello.