Regia di Luc Besson vedi scheda film
Leon (Jean Reno), un killer analfabeta, professionista di eccezionale bravura, salva Mathilda (Natalie Portman), una dodicenne newyorkese alla quale un poliziotto corrotto (Gary Oldman) ha fatto massacrare la famiglia per una questione di droga. Tra la bambina ed il killer, accomunati dalla solitudine, si instaura un amore platonico che si concluderà con la morte dell'uomo. Solo allora Mathilda capirà l'importanza del mettere le radici.
Volutamente fumettistico ed inverosimile, Leon non è soltanto un racconto intrigante. Dal copione scritto da Luc Besson esplode il contrasto tra la professione del protagonista e la sua apparentemente inconciliabile bontà d'animo, la sua semplicità, che gli fanno avere cura di una pianta e bere soltanto latte. Ma a rendere mirabolante il film è il talento - che spesso rasenta il virtuosismo - del regista francese, qui alla prima prova oltreoceano. L'uso del dolly, lo slittamento continuo dalle rocambolesche scene di azione all'intimismo della vita domestica, con Reno che stira, fa ginnastica e impara da Mathilda a leggere e a scrivere. E non manca neppure un tocco di ironia. Besson sbeffeggia il cinema d'altri tempi ma non rinuncia a spiluccare dai film-culto degli ultimi vent'anni: le citazioni vanno da Taxi driver a Il silenzio degli innocenti.
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