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Léon

Regia di Luc Besson vedi scheda film

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GARIBALDI1975

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La recensione su Léon

di GARIBALDI1975
10 stelle

C A P O L A V O R O !!! La preside di un istituto scolastico alla giovane Mathilda: "... devi smetterla di raccontarmi bugie, Mathilda. Voglio che tu provi ad avere fiducia in me. Ora, dimmi che cosa ti è successo". Mathilda alla preside: " ...Ok. La mia famiglia è stata sterminata dagli agenti dell'Anti-Droga, a causa di un problema di roba. Io sono venuta via con l'uomo più strepitoso che esista sulla terra; era un sicario. Ma è morto stamattina... e, se lei non mi aiuta, io sarò morta entro stasera". Che capolavoro!

 

Questo film poggia su tre colonne, tre protagonisti. Un Killer professionista, Leon. Una ragazzina, Mathilda e uno spietato poliziotto drogatissimo e corrotto a capo dell'anti-droga di N.Y. di nome Stansfield (Gary Oldman).

 

Chi è Leon (Jean Reno)?

 

E' uno che si occupa delle 'pulizie'.  Un killer professionista. Leon non negozia, parla a malapena e quando lo fa le parole emergono in tono malinconico, dall'intimo, come ripescate dalle profondità del suo interno, tanto  che sembrano uscire da una grotta nera. Leon uccide in modo efficiente e senza la minima traccia di rimorso. Non c'è niente altro nella sua vita oltre che una pianta in vaso che cura. Nessun amico, nessun hobby, nessuna distrazione. Leon è un bifolco cinico e poeticamente nichilista, un esistenzialista, un uomo senza umanità che ha vissuto nell'oscurità, per troppo tempo, che ha perso ogni contatto con la luce e l'umanità.

 

Il film rappresenta in Leon una figura di padre 'surrogato'. Ma nello stesso tempo Leon è descritto in tratti infantili (fuori dal contesto lavorativo), non sa leggere e scrivere. Non ha un'indipendenza finanziaria, permettendo al suo datore di lavoro, Tony, di custodire e gestire le sue finanze. Lui probabilmente non ha idea di quanti soldi ha guadagnato per Tony, che gli dà ti tanto in tanto 'molliche' per permettergli un minimo di vita. Ma a Leon non importa, a lui bastano 2 litri di latte al giorno. Lui è emotivamente immaturo, incapace di affrontare le complessità delle interazioni interpersonali. 'Sono abbastanza vecchio', confessa a un certo punto, 'Ho bisogno di tempo per crescere'.

 

 

Chi è Mathilda (Natalie Portman)?

 

E' una ragazzina lasciata sola la cui famiglia viene uccisa da un poliziotto corrotto di nome Stansfield (Gary Oldman). Non che lei sia disperata per lo sterminio della famiglia, non versa in lacrime, intendiamoci.  Quando scopre che cosa fa Leon per vivere, lei è tutt'altro che sconvolta. Lei decide di vendicare la morte del fratellino, l'unico anima candida della famiglia che non meritava di morire. Mathilde decide la vendetta 'ripulendo' il gruppo di poliziotti corrotti e chiede a Leon di insegnarle i trucchi del mestiere. Leon le insegna l'arte di uccidere, mentre lei lo aiuta a recuperare la voglia di vivere. E se non fosse per l'essenzialità laconica della performance di Reno, la relazione tra i due (anziché essere un surrogato del rapporto padre-figlia) risulterebbe sconcia e intollerabilmente sentimentale. Reno interpreta bene la parte dell'esistenzialista, minimalista. Natalie Portman ha interpretato una Mathilda, come una bambina ingombrante. Leon è emotivamente immaturo, capitò ciò Mathilda cerca coscientemente di sembrare più matura e 'navigata'. Quando i due giocano a imitare personaggi famosi, le prime due imitazioni di Mathilda sono inquietantemente ipersessualizzate:  Madonna che in lingerie canta 'Like a Virgin' e Marilyn Monroe che passionalmente canta 'Happy Birthday' Mr. President.

 

 

Chi è Stansfield (Gary Oldman)?

 

 

Oldman fa schizzare la sua performance. E' del tutto disinibito e come detective squilibrato non si risparmia nulla. Quando la telecamera si avvicina a lui, lo spettatore si sente addosso la pressione di una personalità inquietante e agghiacciante.  Non solo è letale, lui è ... immondo. Ha una grande passione per la musica. Lui pensa a tutto, anche le sue orge di sangue, in termini di ritmo e colore. "Volete Beethoven?" chiede, ... brandisce un fucile ed 'esegue' Beethoven.

 

Il regista Luc Besson sa giocare bene da questo punto di vista. Non solo la musica gioca un ruolo importante nel dare consistenza al suo materiale, ma le sue scene -soprattutto quelle violente- sono presentate come sinfonie.

 

 

Il film è completamente coinvolgente, soprattutto quando mette a disagio lo spettatore. Mathilda sviluppa una cotta raccapricciante per Leon, anche se nessuno dei due è emotivamente "sviluppato" abbastanza per dare una minaccia di realizzazione sessuale. Lei lotta per affrontare il dolore che non ammette di avere e sembra rifiutare di accettare Leon come padre surrogato. Lei butta fuori le proprie fantasie inquietanti circa il killer, infatti dice: 'non è proprio mio padre', parlando a un receptionist dell'hotel, ' ... Lui è il mio amante'.

 

Jean Reno e Natalie Portman danno due interpretazioni assolutamente brillanti. Tuttavia, lo spettacolo è davvero rubato da Gary Oldman come Norman Stansfield. Sia Leon che Mathilda sono personaggi un po' stoici. Oldman, invece, è un 'cane sciolto'. Si consideri, per esempio, la scena introduttiva, davvero inquietante, dove Oldman letteralmente annusa l'aria intorno per percepire sensazioni; prende una delle sue pillole per 'impasticcarsi' e il suo corpo apparentemente si contorce in spasmi, come  in una sorta di liberazione momentanea di energia (sembra che si trasformi in un licantropo).

 

 

Leon è un thriller di pregevole fattura, è un dramma psicologico meravigliosamente inquietante.

 

Luc Besson sa fare bene il suo mestiere. Usa il rallentatore per aumentare la tensione e altrove per dare enfasi ad una scena importante. La musica è mantenuta in background per ingannare lo spettatore influenzandolo nel subconscio sulla vicinanza alla minaccia.

 

L'uso della luce è bellissimo e  in due scene sorprendente. Quando Leon finalmente apre la porta a Mathilda  salvandola dalla morte, in lui si vede una luce brillante di redenzione. Un altra scena con luce fenomenale è quando, dopo la battaglia finale, all'estremità opposta del tunnel, il volto di Leon è illuminato e i suoi occhi  si vivacizzano, brillano, lui sorride perché pensa che la salvezza è arrivata ...mah...!

 

Leon è un capolavoro del cinema da non perdere per nessun motivo! Si dice spesso che "ognuno vede il suo film" ... ma Leon è troppo bello per non essere apprezzato anche dal più spietato spettatore.

 

 

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