Regia di Orson Welles vedi scheda film
Welles è entrato a Hollywood grazie a un enorme scherzo radiofonico, e con un'altra truffa artistica, una trentina di anni dopo, chiude la sua carriera, non più conteso dalle produzioni, ma esausto dalla ricerca di fondi. Lo fa riflettendo sul ruolo della menzogna nell'arte e dandosi (in quanto artista) del ciarlatano di professione. E come se non si fosse divertito abbastanza, ne approfitta per prendere per i fondelli esperti e critici d'arte.
Il sospetto dell'inganno scatta immediato: gli occhi del vecchio Welles sono troppo vispi per non tradire alcuna intenzione truffaldina nella sua promessa iniziale: "Nella prossima ora, ciò che ascolterete sarà verità vera, basata su fatti veri". Ma poi, ammaliati e storditi dal fascino e dal carisma della vecchia canaglia, dei suoi amici falsari Elmyr de Hory e Clifford Irving e delle loro imprese, ce ne si dimentica; l'ora passa, e quando infine Orson svela il trucco, dietro al suo cappello nero e a quel sorriso sornione, si ha la tentazione di prendersela con lui. Ma c'è poco da fare: è proprio inattaccabile, anche stavolta la scampa, come con il beffardo adattamento radiofonico de La guerra dei mondi. E' colpa nostra se siamo stati fregati, e non gliene si può volere, al vecchio mascalzone, quando, con impareggiabile eleganza, ci dà la buonasera e se ne va.
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