Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film
A Las Vegas, una ragazzotta dal passato oscuro cerca di farsi strada nei locali di spogliarello. Solita, solitissima storia che il cinema ha raccontato mille volte in ogni ambientazione possibile: il miraggio del successo, la difficile scalata, il senso di vuoto che si prova una volta arrivati in cima. Anche per i personaggi di contorno si va sull’usato sicuro: l’amica del cuore, il nero che si arrabatta e sogna di diventare coreografo, la primadonna rivale (sotto sotto c’è Eva contro Eva) e Kyle MacLachlan con la sua faccia da bamboccio vizioso. Ogni tanto si butta lì qualche spunto sulla mercificazione del corpo, ma sempre badando bene a non distrarre lo spettatore dalla profusione di tette esposte quasi in ogni scena. In ogni caso è un film troppo lungo e ripetitivo per una trama così semplice. Elizabeth Berkley non sembrava avere margini di miglioramento, e invece in seguito ha azzeccato qualche prova almeno discreta: mi piace ricordarla in Bionda naturale e Roger Dodger, che sono miei personali cult.
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