Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film
Il trash più autentico è quello involontario, non c'è dubbio. Showgirls lo insegna a nostre spese (o benefici, a seconda del punto di vista) attraverso una storia improponibile, capace di conquistare vette di ridicolo che la Hollywood degli anni 90 non raggiungeva tanto spesso. Le avvilenti premesse partono fin dalla genesi del film: lo sceneggiatore di Flashdance e Basic Instinct
coglie la palla della popolarità al balzo e tenta di fondere i suoi successi precedenti in un'unico script. Incassati i soldi per la commissione, si prende un weekend libero per scrivere il copione e lo consegna poi all'amico regista olandese, che commettere l'errore della vita credendoci sul serio e portando il progetto fino in fondo. Il resto è storia. Elizabeth Berkley è splendida: fa i pornostrip prima da sola e poi in compagnia, i balletti privati da cui non esce ingravidata solo perchè c'è l'obbligo d'ufficio di tenere i vestiti, si struscia contro ogni cosa semovente, infine sul più bello sfoggia occhiatacce furibonde e fa scenate isteriche a chi osa prenderla per ragazza facile. Uno spasso senza precedenti. Perchè la sua carriera non decollò rimane un mistero, però Charlize Theron probabilmente la ringrazia ancora oggi per averle soffiato la parte. Se mai esisterà una Hall of Fame degli scult, Verhoeven dovrà esserne il membro onorario più illustre. Se l'è guadagnato.
quant'è facile la strada del successo quando hai talento (?). Ma la dignitià vince sempre, certo...
grandioso. Pochi registi validi sono riusciti a prendere un tale abbaglio durante la carriera.
mentalità e comportamento da teenager isterica cresciuta solo fisicamente. Inguardabile e inascoltabile.
ripete di continuo le stesse mossette. Che tristezza.
una vera femme fatale. L'unica a salvarsi.
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