Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
La signora Lelièvre (Jacqueline Bisset) si incontra alla stazione della piccola cittadina di Saint-Malo con Sophie (Sandrine Bonnaire), la nuova cameriera che dovrà prendere servizio nella sua bella villa di campagna. Le cose vanno bene, la famiglia è contenta di Sophie e anche lei sembra essersi ambientata a dovere. Poi Sophie fa amicizia con Jeanne (Isabelle Huppert), la postina del luogo, e le cose iniziano a prendere una piega strana.
Sempre la provincia e sempre una storia che ruota attorno agli ambienti dell'alta borghesia con il raffinato Claude Chabrol. Non so se esista un autore più antispettacolare di lui. Sembra si diverta a non fornire nessun aiuto propedeutico per chi non intende seguirlo incondizionatamente. Nel suo cinema le cose più importanti sono quelle che non si vedono, quelle che agiscono sotto traccia, più a livello percettivo che conoscitivo, quelle che preparano il finale ad un'esplosione di eventi tanto improvvisa quanto imprevedibile e se il suo stile può piacere a chi se le reso familiare può sbigottire chi, non conoscendone i segni caratterizzanti, rischia di scambiare quella calma piatta che percorre buona parte della durata di molti suoi film come un inganno da cui volersi sottrarre. "Il buio della mente" non si sottrae a questo schema di fondo e segue un prima e un dopo l'incontro di Sophie con Jeanne che è anche lo spartiacque tra la preparazione degli ingredienti che compongono un fatto e l'evidenza sempre più marcata del fatto stesso. Sophie e Jeanne hanno probabilmente un inconfessabile segreto in comune oltre che un'evidente difficoltà a relazionarsi con gli altri. Ciò rende del tutto speculare la loro amicizia che saldandosi attorno al comune disprezzo per la morale borghese, trova la sua apoteosi iu una sorta di rito purificatore (il titolo originale è appunto "La cerimonie") celebrato in nome e per conto della loro rabbia repressa, il loro disadattamento sociale. Il film è l'adattamento del romanzo di Ruth Rendell (edito in Italia per la Mondatori col titolo "La morte non sa leggere") e ne mantiene l'assunto sociale di base di scontro di classe nudo e crudo. Da quanto mi è capitato di leggere in proposito (sul romanzo non il romanzo), Chabrol ha modificato molto la struttura del romanzo e cambiando soprattutto la caratterizzazione di Sophie e Jeanne, nel senso di conferirgli i tratti di personalità psichicamente disturbate e del tutto aliene a un discorso di scelte autenticamente consapevoli, direi che ha contribuito non poco ad annacquare la valenza politica del film se non in senso più lato e più generale. Aldilà di questo aspetto (che pure meritava di essere evidenziato), direi che ci troviamo di fronte a uno dei migliori film di Chabrol in assoluto. Un congegno a orologeria che in questo caso rasenta la perfezione, regolato da un raffinato affabulatore di cose di cinema e retto da un gruppo di attori straordinari. Jacqueline Bisset e Jean-Pierre Cassel grandi come sempre. Isabelle Huppert e Sandrine Bonneire semplicemente superlative.
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