Regia di Boris Barnet vedi scheda film
Lussuosamente girato a colori - peraltro molto belli - , questo film è il testamento spirituale del regista Boris Barnet, grandissimo cineasta russo con lontane ascendenze inglesi: qui traspare, più chiaramente che in moltissime altre sue opere precedenti, l'afflato della sofferenza per la sua omosessualità, repressa dal sistema sovietico, ma sempre suggerita dalle tematiche dei suoi film, in cui spesso le profonde amicizie virili assumono connotazioni dal valore quasi allegorico. Qui oltre alla velata amicizia dei due protagonisti ( che comunque ottemperano alla morale sposandosi e generando figli), notiamo la non casuale compiaciuta insistenza con cui il regista inquadra a lungo ed estremamente da vicino i corpi aggrovigliati e tesi dei muscolosi lottatori, undici anni prima della "scandalosa" lotta di Alan Bates con Oliver Reed in "Donne in amore" di Ken Russell (vogliamo aggiungere un paio di pimpoli nella scheda di filmTV sotto la voce "erotismo"?).Non per questo vengono trascurate le psicologie dei personaggi femminili, delineate con delicatezza e sensibilità, o anche con tocchi umoristici come nel caso della piccante figlia del proprietario di circo, il quale, nella versione originale russa,è italiano e nell'idioma di Dante tira giù tre bestemmie di quelle al fulmicotone (mai sentite prima al cinema ,e neanche dopo )che lasciano secco lo spettatore. Film da vedere, ammesso che qualcuno si prenda finalmente la briga di estrarlo dalla naftalina in cui languono tutti i film di Barnet.
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