Regia di Boris Barnet vedi scheda film
I connotati plastici e colorati con cui Barnet dipinge i suoi personaggi positivi indicano, forse, che per lui la popolarità è sinonimo di appartenenza ai miti dell'infanzia. Questi trovano il loro scenario più consono nel circo che, però, in questo film, risulta violato dai peccati degli adulti, come l'avidità, l'invidia e la disonestà. Ciononostante, i due protagonisti rimarranno fedeli ai propri ideali, fatti di passione artistica, unita ai ricordi di amore e di amicizia.
La visione socialista affiora, poeticamente sfumata, nella concezione del mestiere non solo come missione o come criterio per definire il ruolo del singolo nella comunità, ma come parte irrinunciabile della propria identità personale. Ivan non "fa" il lottatore, Ivan "è" un lottatore, e questo rende impossibile il suo definitivo ritorno alla terra e alla vita contadina della sua famiglia d'origine.
Una storia che, a prescindere dalle considerazioni storiche e politiche, è un invito alla riflessione sui fattori che determinano il destino individuale.
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