Regia di Ron Howard vedi scheda film
Film simbolo della tracotante superbia e presunzione che batte bandiera a stelle e strisce. Una lunga e diseducativa pellicola di buoni sentimenti e false intenzioni, girata in maniera vorticosamente ripetitiva su azioni tecnico/scientifiche altamente precluse all'uomo comune. Invecchiato malissimo in un paio di decenni.
Recarsi, per la trama, sull'asfittico Wikipedia. Cronistoria, romanzata oltre ogni dire, della missione Apollo 13. Vien da pensare che gli ideatori se la sono cercata. Partenza l'11 aprile alle ore 13,13 (!) con previsione di allunaggio il 13 aprile. Nel rispetto della vanagloria politica tipica di una nazione saltuariamente molto egocentrica, anche Ron Howard (il Richard Cunningham di Happy days) non difetta in termini di boriosa vanità e arroganza. Al punto che un emerito fallimento diventa, con camaleontica metamorfosi, un successo grazie al rientro dei tre coraggiosi astronauti. Al di là di personalissime considerazioni 'storiche', di fronte abbiamo un film "mattone", in grado di tormentare oltre le 2 ore e 15 minuti. Gli attori si muovono con malcelato menefreghismo (Ed Harris sempre sorridente, anche di fronte a un imminente disastro) costretti a ripetere -ad nauseam- azioni meccaniche e altamente tecnologiche delle quali -all'uomo comune- non è dato concepire il minimo senso.
Gli effetti speciali, con riprese in orbita, anche se siamo nel 1995, rendono l'idea di una grande messa in scena, decisamente inferiore a quella proposta da Kubrick nel lontano 1968 (2001 Odissea nello spazio). Nessun dubbio sulla precisa ricostruzione del LEM e sulle manovre (come già detto indecifrabili) dell'equipaggio. Un fumettone in bianco e nero (da intendersi in senso dicotomico) sulla megalomania e la tracotanza che batte bandiera stelle e strisce, della serie "gli americani ce l'hanno più grosso di tutti". Ma in cinematografia, per fortuna, le dimensioni non contano (budget: 52.000.000 di dollari!) e il buonismo irritante degli sceneggiatori/pasticcioni azzera l'intero montante economico per quanto indispone sin dai primi minuti alla visione. Ci si arriva, alla fine, sfiancati da un senso di montante e inarrestabile nausea. E la causa non è da imputare alle vertigini indotte dall'orbita dell'Apollo 13. Il film si apre con le storiche immagini dell'allunaggio (su Marte diventerà dunque un ammartaggio?) inserite qui in un contesto di crescente falsità di intenti -e mancate possibilità tecnico/scientiche- tali da dare credito alle teorie che vogliono essere stato -l'evento dell'11 luglio 1969- la più grossa burla ai danni della credulità popolare.
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