Regia di Simon Wincer vedi scheda film
"Alcuni uomini sono nati nel secolo sbagliato. Io credo di essere nato nel continente sbagliato..." La frase pronunciata da Alan Rickman pochi istanti prima del duello finale è perfetta per descrivere il film in questione. Non tanto errato nella sua provenienza, ma sull'anno di uscita. "Quigley Down Under" arriva troppo tardi, troppo simile a già tante altre decine di pellicole uscite dello stesso genere.
Nonostante gli elementi tipici ci siano tutti, tranne un leggero cambiamento del luogo ove si svolgono gli eventi, ben poche cose funzionano e riescono a conquistare lo spettatore. Abbiamo un buon antagonista interpretato da Alan Rickman, un fanatico di pistole e società americane che incarna tutto ciò di sbagliato, che avevano gli Stati Uniti in quel dato periodo storico. I momenti comici: apprezzabili, riusciti e simpatici, aiutando lo spettatore a smorzare quelle scene eroiche, che al contrario non funzionano per niente (Crazy Cora che si difende dai Dingo per esempio, per niente credibile e addirittura fastidiosa). La fotografia, che sicuramente è l'aspetto più riuscito del film, la coerenza e l'impatto visivo delle inquadrature è ben eseguito, con svariati frammezzi che rimangono impressi nel pubblico sia per crudeltà o per simpatia (il precipizio dove vengono scaraventati i nativi, le sparatorie...) Tutto accompagnato da una regia, che non è a livelli di maestria ineccepibili, ma che comunque è buona e frenetica.
Eppure a tutti questi lati positivi vi sono problematiche ben più profonde. Prima di tutto le sceneggiature. Un pugno nell'occhio continuo: già sentite e soprattutto mal poste di fronte all'atmosfera che invece dovrebbero riuscire a creare. L'epicità tipica del western è qui assente e si respira anzi, un clima da messinscena continuo. Anche nell'ambito della trama vi sono varie pecche. Prima di tutto, essa è prevedibile in qualsiasi sviluppo, che pur non pretendendo di rivoluzionare il genere, neppure tenta di apportare qualche miglioria o elemento piacevole, cadendo nello scontato e nel tedio. I personaggi ritagliati grossolanamente e con caratterizzazioni a livelli elementari non convincono; Tom Selleck è il classico eroe romantico in cerca di giustizia, (troppo) immortale e (troppo) infallibile. Se però Selleck nell'interpretazione, grazie ad una buona guida registica, risulta almeno accettabile, Laura San Giacomo non ha scuse. Un personaggio che sfiora il mediocre e talvolta persino il ridicolo, davvero detestabile per la sua recitazione e tratti personali. La colonna sonora, infine, non è niente di speciale, anzi, sembra più un misto tra un film di "Indiana Jones" e uno di vecchio stampo con protagonista Eastwood, non riesce né a creare nostalgia né a tenere un buon ritmo, non convince.
Una pellicola che poteva avere buone aspettative, ma causa l'anno e il modo in cui è stata realizzata non riesce a raggiungere la sufficienza. Un'avventura senza pretese con i soliti canoni western e alcuni momenti comici ben riusciti, consci che se avesse osato di più nell'apportare elementi originali (non solo la location) poteva venir fuori qualcosa di veramente buono.
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