Regia di Jon Turteltaub vedi scheda film
NELLE SALE ITALIANE DALL'AGOSTO 2018
VISTO SU NETFLIX NEL NOVEMBRE 2022
Credevano di aver fatto la scoperta del secolo. E avevano ragione. Ma la scoperta non era soltanto il doppiofondo inesplorato della Fossa delle Marianne - oceano Pacifico a est delle omonime isole, tra Giappone, Filippine e Nuova Guinea – a più di undicimila metri sotto il livello del mare ma anche, e purtroppo per loro, la fauna che alberga in quella depressione tenuta nascosta da una sorta di nebbia acquatica. E il cui sovrano, dominatore incontrastato e senza nessuno sopra di lui nella catena alimentare, è Megalodon, preistorico antenato dello squalo creduto estinto, lungo circa ventisei metri e largo come un sottomarino nucleare russo. E soprattutto con una dentatura mortificante e l’appetito costante di un reduce da un mese di digiuno.
È la premessa di questa storia scritta dallo statunitense Steve Alten, autore del romanzo MEG: A Novel of Deep Terror del 1997 (parte di una vera e propria saga letteraria) e trasposta per il cinema dal regista newyorkese Jon Turteltaub (autore che si destreggia fra l’azione e la commedia e artefice, nel 1999, dell’interessante Instinct. Istinto primordiale, con Anthony Hopkins). Film ad alto contenuto spettacolare, con effetti speciali di livello, l’ottima fotografia di Tom Stern (sua la ricostruzione dello spettacolare atterraggio sull’Hudson nel 2009 del volo US Airways 1549, su cui nel 2016 Clint Eastwood ha lanciato nelle sale il coinvolgente Sully) e l'impressionante scenografia (Grant Major, sua anche quella dell’applaudito Il potere del cane del 2021, premio Oscar per la regista Jane Campion).
Il guaio della roboante pellicola di Turteltaub sta, ahimè, in una riscrittura elementare al limite della banalità, che pilucca da tutti gli stereotipi del genere senza nemmeno fingere di ricercare un briciolo di originalità da mettere in bocca agli attori arruolati. La sceneggiatura si salva giusto per essersi ricordata di piazzare in vari momenti una dose minima di ironia e sdrammatizzazione che permette all’insieme di non affogare in un abisso di ridicola drammaticità.
Complice di quest’opera di alleggerimento del racconto in immagini è il sempre nerboruto cinquantacinquenne Jason Statham (che nel 2023 sarà nel seguito The Meg 2: The Trench), una sorta di Bruce Willis dei primi anni Duemila nella versione macho dell’ormai anziano interprete ammirato nel divertentissimo Trappola di cristallo (1988). L’attore inglese è un limpido specialista dell’action-thriller senza troppe pretese ma quasi sempre con il giusto grado di consapevolezza e conseguente capacità di far evadere e coinvolgere lo spettatore poco in vena di intellettualità. A spalleggiare Statham nei panni di un semi-burbero sommozzatore di salvataggio più coraggioso del Pelide Achille, è una sfilza di comprimari perlopiù dal modesto curriculum, in cui val la pena di ricordare la cinese Bingbing Li (nel 2000 candidata miglior attrice a Venezia per Diciassette anni) e il simpatico ed esperto Cliff Curtis (protagonista dell'apprezzato The Dark Horse nel 2014), qui un po’ troppo sottoutilizzato.
Come sempre, quando homo sapiens cerca di farsi un po’ troppo gli affari del pianeta di cui è ospite, si espone anche a brutte sorprese. C’è qualcosa là sotto, nella buca più profonda di ogni fondale marino, dove la luce del sole non è mai arrivata e i pesci hanno il corpo trasparente come cristallo. Più che qualcosa è qualcuno, un bestione di settanta piedi che non ama essere disturbato, soprattutto prima di colazione. Abbastanza divertente. E basta. Voto 6,2.
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