Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
Non è il classico Bolognini: ancora il regista toscano si dedicava a sceneggiature originali (di Ugo Liberatore e Fulvio Gicca Palli), eppure già adottando un tono 'romanzesco' (lento nell'azione, spinto sui dialoghi, buone costruzioni psicologiche dei personaggi, molta interazione verbale), descrivendo una silenziosa epopea, un cammino - più interiore che esteriore - che vede il giovane protagonista divincolarsi dalle offerte materiali, edoniste del padre, senza però riuscire a dominare completamente sè stesso. E' una corruzione molto particolare, quella in cui la generazione dei genitori cerca di combattere la morale di quella dei figli, è lo specchio dei tempi che stanno drasticamente cambiando (involvendosi?). Belle atmosfere incorniciate nel bianco e nero di Leonida Barboni; su tutto il cast spicca l'ottimo Cuny, per l'occasione doppiato da Enrico Maria Salerno. 6/10.
Il padre, proprietario di una casa editrice, è preoccupato dalla vocazione ecclesiastica del figlio; cerca di 'traviarlo' mettendolo a stretto contatto con una donna facile, ma si scontra con la forte morale del figlio.
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