Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Vincenzo Persico (Ravello) ha trent'anni, una laurea con 110 e lode e nemmeno una lira nel portafogli. Vive in un quartiere popolare romano con la madre vedova, si arrabatta dando ripetizioni private ma arriva a stento alla fine del mese. Un bel giorno un anziano condomino, il signor Bartoloni (Sordi), gli propone, dopo una bevuta al bar, di uccidere la moglie tiranna e inferma. Alla morte della donna, la magistratura apre un'inchiesta su segnalazione dello stesso Bartoloni, che accusa Vincenzo della morte della signora. Vincenzo accetta la carcerazione senza opporre resistenza ma il sostituto procuratore che ha in mano il caso (Dussollier) non è affatto convinto che lui sia l'omicida.
A metà strada tra Dov'è la libertà...? e Delitto per delitto, Scola ricorre a uno stratagemma narrativo non proprio originalissimo e a tratti ellittico per raccontare lo stato di precarietà dei giovani in un contesto di ordinaria ipocrisia. Ravello e Sordi sono due mostri di bravura ma a sorprendere è sopratutto Isabella Ferrari, giustamente insignita con la Coppa Volpi come migliore interprete non protagonista (ex aequo con Ian Hart).
Ultima apparizione per l'ottimo Mario Carotenuto, nel ruolo del tipografo.
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