Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Riprendendo le sfaccettature più amare della commedia all'italiana, Scola realizza un film dal sapore nostalgico e disilluso: aggiornata l'ambientazione alle tristezze contemporanee, con il precariato e la difficoltà a trovare un lavoro che imperversano sulle spalle del giovane protagonista, la vicenda si dipana in un tunnel di angoscia che sfocia con un omicidio. Ma il vero colpo di scena sarà la scelta del "giovane povero" del titolo che preferità, con una disillusione quasi kafkiana accettare un destino che lo porta a conseguenze ben più drammatiche nonostante la sua innocenza. In tutto questo emerge anche un forte senso di nostalgia, tramsesso dalla bonaria figura dell'anziano tipografo, interpretato dal grande Mario Carotenuto (qui al suo ultimo ruolo) che ricorda la vita di quartiere, il lavoro di stampa per le forze politiche e che è ben disposto ad offrire un lavoro al giovane protagonista appena se ne presenta l'occasione. Insidioso invece il personaggio di Sordi, che tratteggia una maschera disperata e meschina, ma anche molto pietosa: illudendosi di poter far breccia nel cuore della giovane pizzicagnola del quartiere, decide di eliminare la moglie. Tuttavia trovandosi di fronte alla realtà dei fatti (la pizzicagnola sta per convolare a nozze con il fidanzato) egli cerca quindi di vendicarsi quasi per esorcizzare la propria solitudine. La seconda parte del film tenta la soluzione del giallo, attraverso le figura del commissario che segue le indagini, togliendo parecchia forza alla narrazione. Un altro punto di debolezza a mio avviso si avverte proprio nella caratterizzazione di Sordi che sembra riproporre i propri tic e le proprie mosse di tanti altri film.
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