Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
"Profilo destro! Profilo sinistro! Profilo centro!". Addestrati da Joe Morelli - truffatore romano interpretato con marcati caratteri sordiani da Sergio Castellitto - i paesani di un'arretratissima Sicilia del secondo dopoguerra (siamo tra il 1953 e il 1954) vedono il miraggio di una carriera nel mondo della celluloide che non sboccerà mai. Con grande savoir-faire, Joe conquista la fiducia degli autoctoni ma anche i loro risparmi, baratta il denaro con le sue promesse vanagloriose, arraffa tutto e se ne va. Le cose dapprima si complicano allorché un'orfana minorenne (l'esordiente Tiziana Lodato) gli si mette alle calcagna supplicandolo di portarla a Roma, poi quando viene lasciato senza un quattrino da una coppia di truffatori più scaltri di lui per precipitare infine nel momento in cui uno zelante maresciallo dei carabinieri lo fa arrestare.
Con L'uomo delle stelle, Tornatore gioca sul sicuro riportandosi sui temi di Nuovo cinema paradiso. Populista, sentimentale, nostalgico persino nel ricostruire quell'età dell'innocenza della settima arte in cui si ingaggia una lotta tra poveri, tacitamente polemico nel sottolineare l'antinomia Italia-Sicilia, L'uomo delle stelle racconta - alla pari del suo progenitore - la dimensione fiabesca del cinema. La confezione è come sempre impeccabile, la direzione degli attori encomiabile, alcune scene - a cominciare da quella in cui il nostro antieroe riesce a farsi pagare un provino da tre briganti - sono memorabili, la tecnica di ripresa pregevolissima. Ma il plot narrativo di Fabio Rinaudo e dello stesso Tornatore è concepito a sketch e procede per accumulazione, la melassa a tratti tracima e l'operazione finisce col non convincere appieno.
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