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L'odio

Regia di Mathieu Kassovitz vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'odio

di axe
8 stelle

Una giornata ed una nottata in compagnia di tre giovani delle banlieue di Parigi, nella prima metà degli anni '90. Dopo scontri con la polizia, un ragazzo, Abdel, è rimasto gravemente ferito, mentre un agente ha perso la pistola. E' stata trovata dal giovane Vinz, il quale medita propositi di vendetta. Egli fa gruppo con Said e Hubert; i tre sono presentati come persone prive di speranza e prospettive. Vinz, di famiglia ebraica, è il più riottoso; si mostra sempre pronto alla violenza e non ammette alcun dialogo con i "P.S.", la polizia. Hubert, un nero, è il più posato. Sente la responsabilità verso la moglie ed il figlio, e s'impegna come può, ma vede i suoi progetti andare in fumo insiema alla sua palestra, bruciata in seguito agli scontri. Tra loro c'è Said, un giovanissimo nordafricano con una spiccata propensione per i guai, in quache modo protetto da un poliziotto con le sue stesse origini, che presta servizio nella banlieue. Dopo una mezza giornata di vagabondaggi, piccoli incidenti con la polizia, gestione di piccoli traffici, i tre si recano in centro città, per incontrare Asterix, un tipo che deve del denaro a Said; qui la situazione precipita. Dopo una notte trascorsa tra una disavventura e l'altra, gli abitanti della periferia tornano nella loro zona, ove la vicenda ha un tragico ed emblematico epilogo. La storia dei tre ragazzi potrebbe essere quella di ogni altro abitante di una periferia disagiata. Persone cresciute prive di una prospettiva, quasi marchiate - e per questo unite tra loro, in una comunanza che annulla le differenze di etnia e religione - dall'appartenenza ad una terra senza speranza. Da una parte, essi sono emarginati; pertanto qualunque tentativo di elevazione, sia esso un cercare un'attività onesta, o anche, semplicemente, mescolarsi in qualche modo ai cittadini "bene", è gravemente ostacolata oppure impossibile. Dall'altra, la reazione a ciò è un "fare gruppo contro". Le persone in questa condizione finiscono per non cercare più l'integrazione; trovano un modo per sopravvivere nel duro mondo nel quale sono confinati, la cui appartenenza diventa un segno di distinzione. I tre personaggi del film, pur appartenendo a questo contesto sociale, che esteriormente ce li mostra sempre aggressivi, o, quanto meno, sulla difensiva, avvezzi al turpiloquio ed alla provocazione gratuita, hanno ciascuno un particolare carattere, molto ben tratteggiato grazie al buon lavoro di regista ed attori. Vinz, interpretato da Vincent Cassel, è la persona più "appariscente". Costantemente agitato, mostra confusi propositi di ribellione contro il sistema che ha determinato così profonde fratture sociali, delle quali è pienamente consapevole, e rimprovera ai suoi compagni un'eccessiva passività. Tale determinazione è rafforzata dal possesso della pistola, ma, nel momento in cui Hubert lo "sferza" per convincerlo ad usarla, e dimostrare di essere pronto all'azione, non ha il coraggio. Il nero è il "negativo" di Vinz; cerca di evitare le provocazioni, e di conservare un atteggiamento tranquillo, nonostante, tra i tre, sia quello in maggiore difficoltà. Deve sostenere la propria famiglia, ed ha perso i mezzi per farlo onestamente. La sua sopportazione ha però un limite. Said, al confronto di Vinz, appare quasi inoffensivo; sordo alle provocazioni del ragazzo di origine ebraica, si limita ad un atteggiamento da bulletto, senza arte ne' parte. Il film è ambientato in parte in una banlieue, brulicante di vita e di molti traffici illeciti; in parte nel centro città, nel quale i tre protagonisti si aggirano smarriti, come stranieri senza meta, benchè in casa loro. Erano circa venti anni che non vedevo questo film; in tarda adolescenza era piaciuto a me ed ai miei amici; con i nostri "occhi giovanili", ci sembrava un film di rivolta della gente comune contro lo Stato. Tentando oggi di fare una valutazione più bilanciata, ho avuto l'impressione che quelli che sembrano i "cattivi" - la polizia - sono in realtà non meno vittime dei loro antagonisti. Molti tra i rappresentanti delle forze dell'ordine sembrano sfiduciati; quando non inconsapevoli per la disumanità dei metodi usati, mostrano vergogna per il loro operato e quello dei colleghi. Una vera e propria guerra tra poveri, che non ha vincitori. Tramite il drammatico epilogo, il regista nega qualunque speranza di elevazione o redenzione per i protagonisti di questa storia - a loro volta, alcuni tra i tantissimi nelle stesse condizioni; mostra esclusivamente uomini sconfitti, nell'indifferenza delle "persone perbene". Un film di denunzia sociale, di fortissimo impatto, ben diretto ed interpretato, che ho avuto piacere di rivedere dopo tanti anni.

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