Regia di Mathieu Kassovitz vedi scheda film
Un colpo di pistola segna l’inizio del film, un altro ne segna la fine.
Lo sguardo teso di Said prima, quello stesso sguardo, ma sbarrato e terrorizzato, poi.
Nel mezzo, un susseguirsi di manifestazioni, solo apparentemente gratuite, di insofferenza, aggressività, rabbia, sentimenti che fremono come una pentola a pressione prima di esplodere…e l’esplosione non si fa attendere (arriva a meno di 24 ore dall’inizio della storia) e non risparmia nessuno (per assurdo, neppure chi - Hubert - sa bene che “l’odio chiama l’odio”).
Questo è “l’odio”: uno sguardo monocromatico, rassegnato (si rifletta anche sull’aneddoto raccontato in una toilette da un allegro vecchietto) sull’inesorabile disfacimento del tessuto sociale; su una tragedia in fieri: la caduta - dapprima di un uomo solo, poi, dell’intera società - “da un palazzo di 50 piani”.
A quando l’atterraggio?
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