Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film
Ebbi la fortuna di vedere questo piccolo gioiello al cinema(ancora non si ragionava con la logica del multiplex e si riuscivano ancora a vedere piccole produzioni che se ne infischiavano allegramente di essere commerciali) e me ne innamorai subito.Branagh regala al suo pubblico l'ennesimo atto d'amore per il teatro ma stavolta la confezione è un pò diversa dal solito.Non una rilettura,seppur modernista come spesso ci ha abituato l'attore/regista/sceneggiatore britannico.Addirittura si usa un contrastato bianco e nero che dà al tutto quasi un aspetto antico,elitario(nonchè elegante) e che testimonia la scelta di andare controcorrente.Come del resto è piuttosto "originale" la scelta di scegliere una delle tregedie più rappresentate sui palcoscenici di tutto il mondo,l'Amleto per farla rappresentare con esiti comici da una compagnia scalcinata formata da attori disoccupati e che hanno tutti più o meno i propri bravi scheletri sotto chiave nei rispettivi armadi.Accanto a una lettura "soft" in cui si rimane esatasiati dal clima che si respira durante le prove funestate da ogni tipo di problema(ma finisce sempre tutto in una risata) e si ride degli effetti comici della rappresentazione(un Amleto con colpi di mitra,rese dei conti personali in scena a suon di schiaffoni e di calci nelle palle poco scenici ma molto reali e di grande presa sul pubblico),è però necessario un livello di analisi più profondo.Branagh(che non recita ma mette in scena praticamente un suo alter ego,attore depresso e disoccupato innamorato del teatro ma lacerato dal dubbio di abbandonare tutto per migrare a Hollywood con un contratto milionario per una saga di fantascienza) riflette sulla modernità del testo shakespeariano e del teatro in genere e sull'importanza di mettere sempre qualcosa di proprio in una rappresentazione il cui testo è conosciuto oramai anche dalle pietre.Il testo è immortale,la sua rappresentazione no,dipende sempre dalla capacità di chi si cimenta in essa.E poi quel tormentone,la canzoncina con il ritornello che recita "Why must the show go on?" quasi un appello a non far morire il teatro schiacciato come è oggi da altre arti visive e di intrattenimento che coinvolgono molto più pubblico.Il pubblico è fondamentale e non a caso la "scenografa" di questo Amleto dei poveri,Fadge,prevedendo il vuoto in platea si occupa solo di costruire sagome di cartone da porre sui posti vuoti in modo da creare l'effetto "sold out".Il pubblico conta molitissimo ma anche il lavoro dell'attore teatrale che pur di recitare in teatro si getta in un impressionante tour de force e anche male remunerato.Credo che questo film di Branagh sia il suo più sentito e commovente omaggio al teatro che è capace di emozionare anche senza nessun artificio,senza nessuna scenografia(a parte il pubblico di cartone è tutto lasciato come era prima nella chiesa sconsacrata "teatro" di questa rappresentazione).Solo con la parola,la gestualità e la capacità di emozionare senza utilizzare altri artifici.Non è un caso che ogni attore di questa scalcinata produzione teatrale porta in scena tutti i suoi problemi quasi un tentativo della loro condivisione con la platea.In fondo recitare a teatro è rappresentare se stessi nudi e crudi camminando su assi scricchiolanti e dentro a costumi di scena che nella maggior parte dei casi assomigliano a un resort di lusso per tarme sedentarie.Una nota sul cast di esclusiva estrazione teatrale:banditi gli egoismi,spesso le scene sono corali in campo lungo(come corale è la commedia in cui tutti più o meno sono protagonisti alla stessa maniera),ogni attore svolge un lavoro egregio recitando la parte di attori che tanto bravi non sono.Nel bel mezzo di un gelido inverno nonostante il suo aspetto tipicamente british è sfacciatamente alleniano all'inizio ma poi gradualmente sposta il suo asse verso la parodia alla Mel Brooks.L'uso del bianco e nero e la rappresentazione finale dell'Amleto(numeri comici di alta scuola con annesso finale a sorrisi e lucciconi) mi hanno fatto pensare più di una volta all'immortale Frankenstein jr.Qui è come se avessimo un Amleto jr....
regia eccellente
ottimo
Joan Collins rappresenta la minaccia hollywoodiana al teatro
strepitoso
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Brutto segno, che la tua recensione a questo film (uno dei miei magnifici 7) sia automaticamente diventata un post di CR: significa che è considerato "introvabile"?
invisibile lo è,io dopo averlo visto al cinema non mi ricordo di averlo mai beccato in tv.Comunque hai ragione:è un brutto segno che sia un invisibile.Un film che anche a distanza di anni(non lo vedevo da quando uscì al cinema) è assolutamente delizioso.Un saluto
Sono d'accordo in tutto e per tutto con il vostro entusiasmo: un vero gioiellino il cui ricordo è riaffiorato proprio in questi giorni con immensa nostalgia. Io non lo vidi al cinema, ma lo acquistai in formato VHS e me ne innamorai. Ero sposata, il matrimonio finì e adesso il film non ce l'ho più. Ma se dovesse capitarmi a tiro... D'ora in avanti sarà una caccia!
Penso sia una vergogna che non esista una versione DVD di quest'"opera", ma solo VHS.
Detto questo ottima analisi. Il film, oltre ad avere un che di fiabesco, è una vera e propria matrioska di identità. Joe che recita Amleto, ma in fondo Amleto è Joe stesso, e così via per gli altri personaggi.
Film immenso e, per quanto mi riguarda, lo rivedrei cento volte trovandovi comunque un nuovo spunto
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