Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film
Branagh pensa che tutti debbano essere interessati alle dinamiche interne al mondo del teatro e, secondo me, si sbaglia di grosso. Tanto più che ormai la storia che presenta con Nel bel mezzo di un gelido inverno è stata cinematograficamente rappresentata più volte. I caratteri e le macchiette degli attori discendono quanto meno dal "Vogliamo vivere!" di Lubitsch che è del 1942 e si riferiva, appunto, a una messinscena dell'Amleto a Varsavia resa difficile dall'ocupazione nazista: il film in originale s'intitolava proprio "To Be Or Not To Be" e fu rifatto più che decentemente nel 1983 da Mel Brooks. Niente di nuovo, quindi, sotto il sole, anche se vi sono spunti apprezzabili qua e là. Tutto però in un insieme che sa di muffa, nonostante la consapevole operazione che non nasconde a sé stessa, anche grazie alla scelta del bianco e nero, di essere inevitabilmente derivativa. Quanto alla rincorsa di Branagh dietro al fantasma di Laurence Olivier, si deve dire che la fatica lo vede inesorabilmente perdente: il grande attore e regista scespiriano (parlo di Olivier, ovviamente) non si sarebbe mai permesso un finale patetico con l'arrivo di madri, padri e figli a riconoscere agli attori quanto sono bravi, sul palco e fuori.
Nonostante ciò deve riconoscersi la bravura degli attori, questa sì tutta di derivazione scespiriana, che sanno destreggiarsi tra le parti teatrali e quelle di vita vera, ammesso che, secondo Branagh, queste due parti posssano davvero distinguersi ("questa è la nostra famiglia, questa è la nostra vita" dicono a più riprese gli attori). Unica eccezione all'interpretazione pregevole, Jennifer Saunders, penosa nella macchietta inutile e falsa della producer hollywoodiana.
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