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Batman Forever

Regia di Joel Schumacher vedi scheda film

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Dom Cobb

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La recensione su Batman Forever

di Dom Cobb
3 stelle

L'inizio della fine. Ecco come la saga dell'Uomo Pipistrello imboccò  un oscuro viale del tramonto dal quale sarebbe riemerso soltanto dieci anni dopo grazie al mastodontico lavoro di rielaborazione di Nolan. Da questo terzo film dedicato a Batman Tim Burton fuoriuscì quasi subito come regista, restando soltanto in veste di produttore: Burton è un regista - chiamiamolo pure "Autore" - dalla mano registica tendenzialmente salda e riconoscibile; con Batman creò un immaginario cupo e gotico che, di fatto, è entrato nell'immaginario colletivo. Sparito Burton, il film si è trovato menomato fin dal principio, con l'aggravante di avere al timone Joel Schumacher, regista che ha anche dimostrato di essere capace (mi riferisco al suo film precedente "Falling Down" con Michael Douglas, oppure a film più minimali come "Tigerland" o "In Linea Con l'Assassino", entrambi con Colin Farrell), ma che ha spesso preferito buttarsi via con filmetti retorici e banali. "Forever" rientra in questa seconda categoria: innanzitutto Schumacher si impossessa dell'immaginario gotico di Burton e lo imbastardisce caricandolo di scenografie ricche di luci psichedeliche e colori fin troppo sgargianti; fastidiosi verdi quando in scena c'è l'Enigmista, orribili fucsia quando appare in scena l'imbarazzante Due Facce. Pare che Gotham sia la "vecchia" città dei film di Burton, ora sotto metanfetamine. Nel film Edward Nigma (Jim Carrey) è uno scienziato, inizialmente al soldo di Bruce Wayne, appassionato di indovinelli ed enigmi, il quale inventa una macchina (dalla forma di frullatore) che immagazzina le onde cerebrali delle persone mentre guardano la televisione. Ora, con lo pseudonimo di Enigmista, lo scienziato pazzo si allea con il criminale Due Facce (Tommy Lee Jones), ex procuratore distrettuale, di nome Harvey Dent, con mezzo volto sfigurato dall'acido e che soffre di evidenti sintomi di sdoppiamento della personalità. Come si comportano Carrey e Jones con i loro ruoli? Un disastro. Il vero problema è che i due attori danno connotazioni praticamente bambinesce ai due villains, con delle recitazioni volutamente molto sopra le righe e con due personaggi che passano il tempo a blaterare battute banali e stupide, oppure a fare le "classiche" risate da cattivo. Carrey si sfoga sul personaggio dell'Enigmista con la sua ben conosciuta "faccia di gomma" e con delle movenze da vero e proprio cartone animato; il vecchio "leone" Tommy Lee Jones è veramente imbarazzante: sono certo che già la sceneggiatura prevedesse due personaggi così dannatamente "sempliciotti", ma per un attore ruvido e granitico come Jones agitarsi tutto il tempo sullo schermo, fare le risate da cattivo, gridare ogni istante "aaahhh", oppure "sì, sì, sì, ti uccido Batman!" (cito quasi testualmente) vuol dire andare totalmente fuori parte con un'interpretazione brutta, forse tra le peggiori della sua ben più meritevole carriera. Carrey, alla lunga, diventa quasi insopportabile con un personaggio praticamente "urlato", sempre esagerato nella recitazione e perciò, alla pari di Jones, assolutamente mai minaccioso nelle vesti di "cattivo". Addirittura, ciliegina sulla torta del trash involontario, in certi casi le movenze cartonesce di Carrey vengono accompagnate, in sottofondo, da suoni onomatopeici dei cartoni animati. Insomma, Due Facce e l'Enigmista sono in relatà due personaggi dei cartoni animati in versione live action. 

Due Facce e l'Enigmista: cattivi da cartone animato.

E Batman? Non pervenuto. Anche in questo caso, come per la regia, il primo Batman Michael Keaton si tirò fuori dal progetto e la produzione scelse Val Kilmer. Il Batman "amorfo" come mi sono sempre divertito a definirlo (quello di George Clooney, invece, era il "Batman piacione"): Kilmer si dimostra essere, anche in questo caso, un attore inespressivo che non riesce a creare un minimo di empatia (o simpatia) con il personaggio. I tormenti interiori di Bruce Wayne sono resi in maniera risaputa, anch'essa banale e, comunque, vengono tirati in ballo giusto per creare un punto di contatto con il personaggio di Dick Grayson (Chris O'Donnell), futuro Robin traumatizzato anch'esso dalla morte violenta dei genitori e del fratello. Anche O'Donnell mette in scena un Robin a tratti fastidioso nell'essere a tuti i costi scavezzacollo, impetuoso nel gettarsi nella mischia e sempre e comunque "bastian contrario" ai consigli di Bruce Wayne. In realtà, "Batman Forever" è un film nè più nè meno che "glamour", puntanto parecchio sulla fama degli attori del cast: il già citato Jim Carrey, all'epoca appena esploso con "Ace Ventura", Val Kilmer, "belloccio" in attesa di grande rilancio proprio con questo film e, non ultima, Nicole Kidman, anch'essa all'epoca giovane e bella attrice nel suo momento di maggior visibilità, nei panni di una poco credibile psichiatra criminale - la dottoressa Chase Meridian - che definisce l'Enigmista come "suonato" (alla faccia della professionalità) e passa buona parte del tempo con le fregole, prima per Batman, poi proprio per Kilmer/Bruce Wayne. La classica "donzella" da salvare da parte del protagonista e niente di più.

Val Kilmer, alias il "Batman amorfo".

Insomma, "Batman Forever" rappresenta la svolta commerciale definitiva data dagli studios al personaggio creato da Bob Kane, al fine di trasformarlo in un brand, in un vero e proprio "marchio" dal quale spillare più soldi possibili. Perciò via la malinconica, gotica cupezza di Burton ed invece spazio alla colorata commerciabilità di Schumacher, in cerca di un pubblico sempre più trasversale e sempre più giovane a cui rivolgersi (una scelta tragica che avrebbe raggiunto il parossismo con il successivo "Batman & Robin"). Non per niente, nel finale del film, oltre alla batmobile (distrutta dall'Enigmista), appaiono anche la bat-barca (guidata da Robin) e il batwing: prodotti perfetti da vendere nei negozi di giocattoli.  

Locandina del film.

 

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