Regia di Xavier Gens vedi scheda film
Ispirato da fatti realmente accaduti, The crucifixion segue -tardivamente- il solco tracciato da Scott Derrickson con il suo più significativo The exorcism of Emily Rose (2005). Purtroppo anticipato anche da altre pellicole minori, il lavoro di Xavier Gens appare risaputo e quindi poco coinvolgente. Ma resta un film ben fatto.
Romania, 2004. In un monastero isolato padre Dimitru (Catalin Babliuc) procura la morte della presunta posseduta suora Adelina (Ada Lupu), durante l'esecuzione di un violento esorcismo durato tre giorni. La giornalista americana Nicole (Sophie Cookson) giunge a Tacu, sul luogo dell'evento. Scettica ed atea, la ragazza indaga tra i parenti della vittima e all'interno delle mura del luogo di culto, convinta trattarsi di un brutale (quanto scontato) fatto di cronaca nera. Mentre si addentra nella mentalità locale, e soprattutto sul luogo dell'esorcismo, si convince che forse -a dispetto della diagnosi ufficiale che definisce la vittima schizofrenica- qualcosa di inspiegabile è davvero accaduto.
Il regista francese Xavier Gens si era distinto con il disturbante (indimenticabile) esordio dal titolo Frontiers (2007) seguito, purtroppo, da lavori molto meno riusciti tipo Hitman (dall'omonimo video game) e l'incompiuto The divide. Suggestionato dal consenso riscontrato tra pubblico e critica per The exorcism of Emily Rose* (2005), tenta analoga operazione ispirandosi alla tragica fine di suor Maricica Irina Cornici, avvenuta nel 2005 tra le mura del monastero della Santa Trinità, vicino a Vaslui (Romania)*.
Con l'ausilio di una troupe mista, quindi con un cast costituito anche da operatori locali, si reca a girare in suggestive location rumene. Che sono il piatto forte del film, assieme all'ottima fotografia e alle originali dissolvenza senza interruzione, spesso intercalate dal regista tra una scena e l'altra. Per il resto The crucifixion si muove sui binari del consueto, con esito in parte indebolito dalla pletora di spin off derivati dal già citato film di Derrickson che lo hanno anticipato sui tempi (cose dimenticate tipo The exorcism of Molly Hartley o il -quasi coevo- L'esorcismo di Anna Ecklund).
E proprio questo ripetersi di un tema con modiche varianti depotenzia un film che certamente è realizzato con cura e attenzione, e quindi sopra la media. Purtroppo l'ottimo lavoro realizzato da Gens sul piano visivo viene azzerato da una sceneggiatura debole e di routine (non a caso opera della coppia responsabile anche di The conjuring, ovvero i fratelli Hayes) che precipita nella più prevedibile conclusione (im)possibile, così vanificando una prima parte d'effetto ed una seconda più scontata ma interessante. Il risultato finale, al netto di dialoghi modicamente superiori alla media, è quello di un classico horror con effetto "paura" provocato da apparizioni improvvise e botti sonori da salto sulla poltrona. Ed è un vero peccato, perché le immagini del film conservano un loro fascino (soprattutto quelle in campo lungo, che riprendono strade sterrate o boschi dall'alto).
* Le cronache alla base di The exorcism of Emily Rose e di The crucifixion
Il primo film che tenta di coniugare questioni esorcistiche stile Friedkin (L'esorcista, appunto) e fatti accaduti trae spunto dalla reale (e tragica) esperienza vissuta da Anneliese Michel, sfortunata studentessa bavarese di soli 23 anni, lasciata morire (a seguito della sospensione della cura medica) su consiglio del parroco del paese e del successivo pseudo”esorcista”. Correva l’anno 1976 all’epoca e il fatto assurse alla cronaca, generando –come da prassi- correnti pro e correnti contro cristiane. Fatto sta che quell’avvenimento, poi riportato nel libro di The exorcism of Anneliese Michel, non ebbe (purtroppo) vita propria e finita. Nel tempo gli esempi di malcostume si sono più volte ripetuti; per quanto assurdo anche in anni relativamente più recenti: nel 2005, in Romania, è toccato ad una suora l’infausto (e doloroso) destino di essere affitta ad una croce, legata da un sedicente esorcista, e morta dopo tre giorni di sfiancanti torture.
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