Nel 2004, a Bucarest, un prete di nome Padre Dimitru sta portando avanti da giorni un estenuante rito per scacciare Satana dal corpo di Suor Adelina che, fuggita poco prima per un miraggio d'amore, fece ritorno poco dopo al convento in preda ad un delirio da possessione divenuto poi irrefrenabile.
Dopo tre giorni di supplizio, il vescovo obbliga il prete ad interrompere il rito e la vittima, portata in ospedale in apparenti gravi condizioni tra stenti, disidratazione, e apparenti segni di torture, muore poco dopo essere sottoposta ad una cura riabilitativa.
L'esorcista viene arrestato, ed il caso di cronaca attira l'attenzione di una giovane ambiziosa giornalista newyorkese, che riesce a convincere il suo capo redattore ad inviarla in loco per raccogliere testimonianze e scrivere un pezzo che possa lanciarla e darle fama.
L'incontro dapprima con il prete esorcista, avvenuto in carcere, e poi dei testimoni o conoscenti della suora al funerale della vittima, e poi del vescovo, convincono la donna che molti tra essi non stanno dicendo la verità e anzi intendono sminuire i fatti salienti, tacendo sulle reali dinamiche del percorso di liberazione intrapreso dall'unico accusato in questione, il prete esorcista.
Si scoprirà che il male che possedeva la ragazza è tutt'ora vivo e tenta di agire, tramite trasfert, a danno della bella e tenace giornalista, che nel contempo si infatua del bel prete Anton, come nella migliore tradizione dei feuilleton improbabili in stile Uccelli di Rovo.
Da un "registaccio" di nome Xavier Gens, esperto in action ed horror un po' alla buona, ma dai budget non proprio risicatissimi, The crucifixion fa capolino in ritardo di quasi due anni nelle nostre sale rispetto alla data di produzione, sull'onda della moda delle pratiche da esorcismo risvegliate da pellicole come L'esorcismo di Hannah Grace (decisamente migliore di questo, se ci si arrischia in un confronto).
Il risultato si dimostra modesto soprattutto per le scelte narrative, nella scelta di interpreti di medio-basso livello, mentre a livello di regia la produzione denota una certa accuratezza nelle riprese e nella costruzione delle scenografie, suggestive e sinistramente evocative di un ambiente malato ed infettato da un male irriducibile e duro da abbattere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta