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Seven Sisters

Regia di Tommy Wirkola vedi scheda film

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La recensione su Seven Sisters

di supadany
3 stelle

Torino Film Festival 35 – Festa Mobile.      

Seven sisters mostra un futuro con parecchie caratteristiche tali da avvicinarlo tremendamente al presente che stiamo già sperimentando sulla nostra pelle: la popolazione mondiale continua a crescere a ritmi vertiginosi, mentre la materia prima per creare dignitose condizioni di vita segue un percorso diverso, complici siccità e inondazioni che colpiscono con frequenze sempre maggiori.

Su quella che possiamo già definire realtà, gli sceneggiatori Max Botkin e Kerry Williamson impiantano delle regole imposte dall’alto che spingono a porsi delle domande. Peccato che poi il raziocinio marchi visita, assente ingiustificato in un banchetto prevalentemente cinetico, che compie uno slalom inforcando una porta dietro l’altra.

In seguito ai cambiamenti climatici e all’aumento della popolazione globale, è stata introdotta una regola che prevede l’obbligo per ogni coppia di non avere più di un figlio. Nonostante i rigidissimi controlli, Terrence Settman (Willem Dafoe) è riuscito a crescere sette gemelle (Noomi Rapace), ognuna delle quali può uscire di casa solo un giorno a settimana, dal quale prende anche il nome.

Quando di punto in bianco una di loro scompare nel nulla, è chiaro che la copertura sia saltata, costringendo le restanti sei a capire cosa sia successo per poter sopravvivere.

 

Noomi Rapace

Seven Sisters (2017): Noomi Rapace

 

Dopo aver riportato sul presente un passato di violenza con Dead snow e aver esplorato il territorio del fantasy con Hansel & Gretel: Cacciatori di streghe, Tommy Wirkola si avventura in un futuro che impone rigide regole di sopravvivenza, con tanto di promesse e raggiri, non per niente frutto di chi detiene il potere.

Sul discorso etico inerente a un ipotetico pianeta del figlio unico si potrebbe dire di tutto e pure il suo contrario: è meglio cercare di coadiuvare un futuro sostenibile limitando le nascite, oppure sarebbe preferibile cercare di lavorare il problema ai fianchi lasciando che comunque il destino dell’umanità faccia il suo corso (nel frattempo, ogni minuscolo passo è frutto di una gestazione troppo lenta)?

Tale aspetto rimane però fermo alle premesse e ripreso direttamente nelle conclusioni con tanto di twist dall’effetto agghiacciante, mentre nel mezzo, e per una durata prossima alle due ore, l’intelaiatura parte dalla paura del pericolo di essere scoperte, per passare alla pura e detonante azione, nella disperata ricerca di una salvezza che pare impossibile. Di pari passo, il ritmo cresce, ma gli automatismi fanno acqua da tutte le parti, ogni complicazione fa saltare un tassello e tanti ancoraggi logici perdono l’appiglio.

Così, i potenziali aspetti individuali, che vertono dapprima sul motto l’unione fa la forza per poi rivelare segreti reciproci che smuovono le acque, non possono essere valorizzati come il confronto tra le personalità avrebbe facilmente consentito, mentre Tommy Wirkola recupera – nel limite del possibile - qualche punto sciorinando un buon gusto negli stunt action, soprattutto in fatto di morti cruente.

Inoltre, rimane da segnalare l’impegno profuso da Noomi Rapace, che si moltiplica letteralmente per sette, con inevitabili sfumature da riportare, mentre i veterani Willem Dafoe, in versione premurosa, e Glenn Close, persecutrice comunque per lo più fuori campo, non hanno sufficiente spazio per poter incidere.

Tirando le somme, Seven sisters rimane un titolo dall’anima volatile, tracotante ed effimero nella sostanza, in pratica una specie di disastro, che non può recuperare del tutto le smagliature originate da uno script sbalestrato, con una moltiplicazione del singolo dalla gestione complicata, una formula che invece sarebbe stata perfetta per una frizzante commedia degli equivoci.

E qui, non c’è proprio niente da ridere (a parte qualche galvanizzante mattanza che sveglia da un torpore dominante).

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