Regia di Jerry Zucker vedi scheda film
Un film ingiustamente e inspiegabilmente sottovalutato, che offre tra l'alto una magnifica intepretazione di Sean Connery.
Non è affatto un film "tronfio e volgare" come dicono in molti, tra i quali Mereghetti, e neppure un banale blockbuster da buttar via: Il Primo Cavaliere è in realtà un grande film, incentrato su una storia d'amore e tradimento, sul dilemma degli amanti divisi tra la passione e il senso del dovere.
Certo il film non è del tutto fedele alla tradizione del "Ciclo Bretone"; ad esempio nelle caratterizzazioni: Lancillotto ricorda più un cowboy solitario che un cavaliere della Tavola Rotonda.
Ma il bello sta proprio in questo: nella vena innovativa che la bella sceneggiatura di William Nicholson sa dare a una storia già ampiamente conosciuta dla pubblico.
E poi Zucker, nonostante sia specializzato in tutt'altro genere cinematografico (suo è il divertentissimo "Aereo più pazzo del mondo"), dirige molto bene, con tutta l'eleganza che un film del genere necessita: basti pensare all'ingresso di Ginevra a Camelot o a tutte le sequenze d'azione, coreografate in maniera spettacolare.
Bellissime anche le scenografie, i costumi, le ambientazioni e la stessa ricostruzione di Camelot, che sembra quasi una città incantata.
E se è vero che il finale, con Lancillotto e Ginevra che possono finalmente amarsi, sembra un po' troppo facile e scontato, non si può non emozionarsi quando Re Artù viene colpito (e poi muore) e scatta la ribellione contro gli uomini di Malagant. Ma la vera carta vincente del film è la presenza di un grandioso e carismatico Sean Connery, che ci regala una delle sue interpretazioni migliori, dominando letteralmente la scena, con il suo Artù ingenuo ma dal cuore nobile. In confronto Gere e la Ormond, seppure credibili, spariscono. Ottimo poi Ben Cross, che crea un cattivo di spessore, e da segnalare anche la presenza di uno dei più grandi attori inglesi di sempre, cioè Sir John Gielgud, ormai 91enne, nella parte di Oswald.
A completare la cornice è la bellissima colonna sonora di Jerry Goldsmith, che dona a questo film la statura e la sontuosità dei classici, sottolineando i vari momenti salienti, come ad esempio l'imponente funerale finale.
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