Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
MADRE! è una di quelle rappresentazioni teatrali dove le scenografie si spostano secondo il bisogno del regista, ruotando intorno alla musa. diciamo che aronofsky è una di quelle personalità hollywoodiane che si amano o che ti irritano profondamente e MADRE!, almeno per me!, è stato un grand divertissement.
tra l'altro è stata una occasione per apprezzare il talento recitativo della lawrence che mi sono sempre rifiutato di seguire , trovandola antipatica, come tutte quelle persone che si sforzano di essere simpatiche.
il tour de force a cui ti obbliga aronofsky soprattutto nella prima parte , quella con gli ospiti che non se ne vogliono andare, nel seguire appicciccato alla nuca e al viso della sua attrice, è un pò come si diceva di un film di woody allen di alcuni anni orsono, da nausea!
ma diciamo che nonostante le manovre da montagne russe che il regista fa con la telecamera, l'interesse non scema e la palpebra non cede a brusche calate di saracinesca.
la bolgia che interviene nel secondo tempo, riporta alla memoria quelle rappresentazioni teatrali orgiastiche viste di sfuggita in SWEET MOVIE di dusan makaveiev. sesso animale e deiezioni varie in un girone infernale che trasforma la casa in una spirale che porta dritto al nucleo fiammeggiante e pulsante della terra, alla ricerca di un'ispirazione che ha le sembianze di meraviglioso e grezzo diamante, però delicatissimo.
si perchè il co-protagonista di questa storia è un poeta; un poeta assurto a mito per un libro e ora in pieno blocco creativo.
un artista che pur di mantenere e alimentare la sua fama è disposto a violentare l'intimità familiare, invitando a restare uno sconosciuto , con grande scorno della moglie.
A(rte)-(amore) e F(ama)-(anatismo), s'incontrano e si scontrano come alle origini della vita quando l'universo era già esploso e la terra era un pentolone ribollente di ingredienti primari pronti a creare la vita.
ebbene si, perchè il nostro poeta non fa altro che riempirsi la bocca con questa parola, VITA, non perdendo occasione per riempire la casa di gente per cercare un'ispirazione che però non arriva mai e trovandola solamente in un aspro litigio con la moglie, quando questa gli rinfaccia che "non riesce nemmeno a scoparla".
ed eccola che arriva la vita; quella vera, che proseguirà la specie, solo che lui, il padre ne fa l'uso sbagliato abbagliato dall'adorazione sempre più violenta e fanatica di quelli che da semplici estimatori si trasformano in adepti fuori di testa, trasformando la casa in un campo di guerra.
a volte si dice che il "troppo stroppia", ma qui stranamente per me è funzionato bene, dando un senso squinternato al tutto.
aronofsky, grazie ad ottimi collaboratori come il direttore della fotografia e gettandosi a ridosso della propria musa, letteralmente schiacciandola contro ogni persona, ogni muro della casa, risale a ciò che c'era prima della storia, molto prima di malick per dare vita ad un cerchio ininterrotto che crea vita, cannibalizzando quelle precedenti, macinando e digerendo rumorosamente le molte influenze cinematografiche precedenti.
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