Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
Innumerevoli allegorie religiose tra le piaghe, anche fin troppo esposte, dell’ultimo controverso lavoro di Darren Aronofsky. Strana e alquanto discutibile la coppia Lawrence/Bardem. La Lawrence ha la capacità di impersonare il soggetto centrale intorno a cui ruota la pellicola, in modo intenso, attraverso lo sguardo smarrito e presente di una donna legata al frutto del suo ventre e recitando con il corpo e con l’anima, incarna il ruolo facendolo suo, Bardem resta invece più che altro spettatore. Si inchina alla capacità dell’attrice finendo per essere sempre presente pur senza esserlo mai davvero. Laddove l’espressività dovrebbe farla da padrona, si limita ad esprimere la quasi indifferenza che sembra caratterizzare il suo personaggio. Tornando alle allusioni religiose, già ampiamente espresse nel manifesto di promozione della pellicola, nel finale sono innumerevoli: dalla trinità al sacrificio, dall’idolatria alla fine del mondo. Impossibile da descrivere, non solo perché si rischierebbe di ridurne il valore ma anche perché, come spesso accade, l’interpretazione è personale. Sono comunque così palesi che sarà impossibile non identificarli. Netto il contrasto tra la prima parte del film, esplicativa e lineare, e la seconda confusionaria e asfissiante, claustrofobica. Di certo un’opera talmente pregna di riferimenti artistici, soprattutto il finale che pur dando una sensazione di confusione è netto e definitivo. Di certo non il film che mi aspettavo ma nemmeno posso dire di essere stata completamente delusa.
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