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Madre!

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

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La recensione su Madre!

di Baliverna
6 stelle

Perché oggi si vuole spesso strafare, e “stupirci con effetti speciali” o con trame che osano troppo? E' proprio il caso di questo film, e di altri simili degli ultimi anni.

È un film che per un bel po' mi ha quasi entusiasmato, ma poi ha preso qualche cantonata che poteva benissimo evitare. Cioè, per circa tre quarti “Madre!” è un buon film, senza riserve: costante senso di minaccia, angoscia galoppante, momenti stracchi zero. Il regista conosce bene le inquadrature da scegliere e le tecniche di ripresa da adottare per creare tensione. Le piccole buone idee sono molte, accorgimenti che aumentano il senso di mistero e di disagio. Credo veramente che trovarne di giusti non sia facile, e che la banalità è sempre in agguato.

Nell'ultima parte, però, udiamo qualche scricchiolio, non solo nell'infida casa, ma anche nella trama e nella tenuta generale. Il finale con i fuochi d'artificio, e con il volo pindarico della trama, fa secondo me crollare il film su se stesso, facendo cedere una costruzione finora così ben realizzata. La scena finale è di quelle tirate per i capelli, che io boccio senza appello. Non si poteva mantenere quel tono ambiguo e sinistro, pur in crescendo, e lasciare la trama su un piano naturale, anche se con addentellati... “diabolici”? Penso che in tal caso gli avrei dato quattro stellette e mezza.

Al contrario, il film a cui si rifà questo “Madre!” è un capolavoro che evita tutti gli errori. Mi riferisco a “Rosemary's baby” di Polanski, con il quale è difficile non notare una parentela. I rimandi vanno dal tema della gravidanza di quel tipo, ai figuri impiccioni e invadenti che si introducono in casa, al personaggio del marito, e della moglie stessa. Avete notato, poi, che lui assomiglia abbastanza a John Cassavetes, con quel ghigno e quel volto grifagno?

Vi è anche un filo narrativo abbandonato, cioè la presenza della “stanza” segreta, e anche qualche spiegazione in più sulla prima famiglia non guastava. Posso solo arguire che il senso degli incontri sia questo: lei è stata indotta ad accettare l'invasione – e tutte le conseguenze - con vari pretesti, che erano apparentemente questione di bontà e umanità. Si pensi alla morte del ragazzo, e al bambino disabile che vuole andare in bagno. Anche questa era una buona idea.

Vi sono rimandi anche a “Il seme della follia” di John Carpenter, quanto al tema dei libri che seminano follia, appunto, in chi li legge.

 

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