Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Fotogrammi struggenti di un amore puro e passionale,dove l'impossibilità di appartenersi rende ancor più vero il legame. La coppia inedita Eastwood e Streep rende l'alchimia perfetta.Un capolavoro
La stagione o il "tempo dell'Amore" passa dal crepuscolo, dall'onta del rimpianto e dalle occasioni perse.
Il protagonista a un certo punto dice: "Ho avuto dei sogni, non si sono realizzati..ma li ho avuti".
Tutto ciò forma il racconto d'amore tra una casalinga rassegnata e un maturo fotografo giramondo.
Sono il duro e puro Clint Eastwood e l'immensa Meryl Streep a vestire i panni di due solitudini che s'incontrano, s'attragono e si amano fino a consumarne la fiamma, poi spenta da doveri e maschere sociali, ma mai sopita nel cuore d'entrambi.
Due attori straordinari che regalano un film magico e sofferto, su pezzi di vita lontani eppur vicini nella logica del cuore.
Nella filmografia di Eastwood i "Ponti di Madison County " rappresenta un tassello inedito.
Tolte le maschere da impassibile e duro ispettore reazionario, Eastwood spoglia il suo "sceriffo" metropolitano degli orpelli sdoganati che ne hanno fatto un icona popolare.
Si ricicla nel corpo di Robert Kincaid , volto scolpito in mille avventure nel mondo, catturando immagini per il "National Geographic ". Il maturo fotografo è nello Iowa per scattare delle foto ai celebri ponti coperti, ed è qui che come in una missione del fato s'incontra con Francesca Johnson, casalinga di origini italiane tutta focolare e famiglia con cui , scardinando barriere e convenzioni vivrà quattro giorni d'amore puro e intenso, di quelli di cui si ha l'assoluta certezza "una volta nella vita".
Eastwood crea un alchimia perfetta con la Streep disegnando un film magistrale, elegante e sobrio, non eccedendo mai nei sentimentalismi, richiamando a se un turbinio di emozioni pure e intense.
Perchè la storia tra Francesca e Robert è il diritto sacrosanto a vivere l'Amore, anche se questo ci fa trasgredire le regole, anche se si hanno marito e figli a cui donarsi con sacrificio.
La Streep rappresenta dunque l'istituzione famiglia in pieno "modello americano", ligia ai doveri di madre e moglie, con un matrimonio spento da tempo, però da portare avanti per convenzione.
Al contrario Eastwood porta con se l'aura del girovago che se ne fotte delle regole prendendo tutto quello che la vita offre.
Sono due distanze che appaiono incolmabili ma che incontrandosi creano un armonia perfetta, splendida da vedere e in cui tutti riusciamo ad immedesimarci.
Tutto ciò è raprresentato lucidamente dalla regia di Eastwood, ancora una volta egli è una sorta di "cavaliere solitario" che coraggiosamente accoglie il suo lato femminile, quello più umano e fragile.
La Streep è ancora una volta "superiore" nel donarci una performance intensa e spaventosamente umana, di una madre che attraversato il crepuscolo della vita, lascia in eredità ai figli un baule di ricordi a loro sconosciuto.
Perchè quello di Francesca è il diritto materno di presentarsi ai propri figli per quel che si è realmente, spogliati da ogni maschera sociale, in modo da lasciare una traccia di se, una volta che si è lasciati il mondo.
Tutto ciò riuscirà a rivoluzionare le vite dei figli stessi, ricongiungendo pezzi di esistenze convenzionali e riportandole al proprio essere.
Un modo di approcciarsi all'esistenza imparato da una lezione di vita durata "quattro giorni" che visti con gli occhi del cuore sono un eternità.
È un idillio magnetico quello di Francesca e Robert creato ad arte da Eastwood in un album di memorie ingiallite, di riprese classiche riempite di America rurale e panorami dorati, di straordinari attimi di matura intimità. Un modo di fare cinema dove la lezione di un classicismo mai lezioso , ma serio e maturo registicamente dona un enfasi che empatizza con lo spettatore.Senza mai cadere nel melenso il buon Clint ripete le logiche del melò facendole proprie, rimanendo saldo ai suoi principi da cineasta solido, dove la poetica dell'amore s'incontra con la ragion d'essere se stessi nel cammino nel mondo.
È straordinaria infatti la resa filmica di questo capolavoro, il suo rigore che non scade nei banalismi, ma s'eleva a un romanzo pieno di delicatezza e poesia.
Onore al grande Clint per il coraggio nello scegliere un soggetto "mieloso" e nell'averci emozionato con una storia dove la memoria e il cuore seppur increspate dal passare del tempo, vivranno in eterno...
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