Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Straordinaria la Streep nella genuinità del proprio conflitto personale. Con un regista come Eastwood un grande attore o come in questo caso una grande attrice, possono dare due volte il meglio di sè. Il film tratto da un romanziere in zona Harmony, ha il pregio di non essere il solito e melenso polpettone d’amore. Quindi viene logico chiedersi: perchè il duro Clint ha sentito la necessità di fare un film di questo tipo, in cui il suo personaggio s’innamora ed è tenero con una donna (personaggio da sempre in conflitto con quello di Eastwood)? Ma perchè Clint stava preparando il terreno per le sue prove migliori. Una su tutte il Frankie Dunn di “Million Dollar Baby”, ma anche il MCCaleb di “Blood Work -Debito di Sangue-” in cui il cuore trapiantato di una donna gli mostra il mondo in luce diversa. Ma bisogna dire che il film non è semplicemente il primo tentativo eastwoodiano di cambiare la sua maschera granitica di sempre, ma è anche l’ennesima rielaborazione dell’uomo eastwoodiano. Ora, io non ho letto il romanzo e non so come fosse in origine il personaggio di Robert Kinkaid, ma sicuramente appiccicato ad Eastwood assume i caratteri di un personaggio leggendario, che ha fatto del vagabondaggio (fisico come sentimentale) il suo stile di vita. Ma non per un vezzo leggero, ma perchè non poteva avere ciò che amava, e l’unica soluzione era essere sempre in movimento. La sua invettiva sull’etica americana della famiglia, e i lamenti della Streep sulla solita vita fatta di piccole cose, i limiti delle convenzioni, eccetera... sono un chiaro segnale della poetica eastwoodiana dell’uomo ribelle a modo suo. Così, l’espediente romantico nelle mani di Clint diventa una nuova riflessione sul destino dell’uomo che lui conosce meglio: se stesso, che non siamo altro che noi tutti nel momento in cui ci accorgiamo di condividere le sue stesse inquietudini e la sua stessa ribelione eticamente primitiva.
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